La scena del sesso è dunque anticipata verbalmente nei minimi dettagli, e prevede l’uso di pietra pomice, collutorio, pomata antifungo e maionese. Poi Giuliana racconta quanto è accaduto nel pomeriggio nella Standa di via Cenisio, dove ha comprato “apposta” tre tubetti di maionese: una cassiera si è messa a piangere quando è giunto il turno di un single che le faceva pena per la sua solitudine e per le poche cose che aveva comprato. Sicché Giuliana si è data subito da fare per far sorridere la cassiera, raccontandole tutte le sue “perversioni sessuali” (parole di Fabrizio) condite con maionese, senape e quant’altro si possa spalmare e utilizzare nelle pratiche erotiche di questo tipo.
Poi il discorso ritorna sull’argomento preferito da Giuliana:
GIULIANA Ti scopo tutta la notte…
Segue “qualche istante di silenzio”, dopo il quale Giuliana riprende a parlare con un’aggressività maggiore, rimproverando a Fabrizio una certa passività nei suoi approcci sessuali. Al contrario, ecco cosa Giuliana dice di sé:
GIULIANA Sì, ma con me non sei mica in due, sei con un harem! Chi te li fa i barriti dell’elefantessa a letto?….
La discussione, posta su questo piano, presto degenera, non senza prestarsi a rievocazioni di originali pose e occasioni sessuali che hanno visto protagonisti i due passeggiatori notturni.
GIULIANA Chi ti ha fatto fare l’amore davanti a tua nonna paralitica? Chi ti ha fatto le peggio cose in paracadute?….
Fino a quando Giuliana, stizzita, si allontana da Fabrizio e, mostrando il seno nudo al primo automobilista che passa, salta in macchina e se ne va via, lasciando Fabrizio con un palmo di naso. Fabrizio cerca di contattarla telefonicamente, ma lei gli risponde che ha la bocca occupata. Fabrizio a quel punto “si mette a leggere i manifesti con voce meccanica, senza provare nessun interesse”.
Tornata Giuliana, si apprende che in realtà chi l’aveva fatta salire in macchina era il suo ex-marito, che li stava seguendo di nascosto, e inoltre che aveva la bocca occupata perché stava facendo conversazione, non per altro. Si apprende poi che sia Giuliana che Fabrizio hanno relazioni con altre donne e uomini, fino a quando il discorso riprende sull’argomento che era rimasto sospeso, ovvero l’anticipazione verbale del prossimo incontro sessuale a base di senape, paprika e altro.
Sebbene il sesso sia il protagonista indiscusso della narrazione – non si parla d’altro che di sesso -, esso non appare come un fatto concreto ed esperienziale, ma come mera possibilità futura (sebbene di un futuro che si dice essere prossimo) oppure come rievocazione di esperienze passate. Il dialogo durante la passeggiata notturna è tutto confinato entro questi due termini, che costituiscono le diverse accezioni nelle quali il sesso è qui considerato. Da questo punto di vista, l’assente principale nel racconto è appunto il sesso, che – ripeto – non si fa, ma di cui solo si parla in questi termini anticipatori o rievocativi.
Come il sesso è il grande assente, così è assente ogni caratterizzazione dei personaggi, che hanno solo un nome, ma non hanno età, fisionomia, non si sa cosa facciano nella vita; si sa solo che comprano merci – soprattutto Giuliana – che servono unicamente per fare sesso.
Ora, la domanda è: che cosa ha voluto dirci Tiziano Scarpa con questo racconto?
Per capirlo, conviene analizzare più da vicino quale tipo di sesso è qui messo in scena.
Il sesso di cui si parla (di cui parla soprattutto Giuliana, perché – come si è detto – Fabrizio funge solo da spalla) è strettamente legato alle merci acquistate, è pensato come un sesso mercificato, poiché esso è inscindibile dalle merci, accompagnato dalle merci in ogni sua pratica evocata o presagita; Giuliana non pensa di fare e non ha mai fatto l’amore con Fabrizio, se non dopo averlo ricoperto di paprika, di senape e d’altro. Il suo partner deve essere rivestito, spalmato di merci, prima che divenga fonte di un’immaginazione erotica. Ancora, le scene di sesso che riaffiorano nel ricordo di Giuliana, sono scene che, nella loro “imprevedibilità” (davanti alla nonna paralitica, sospesi ad un paracadute ad alta quota) diventano, nel giudizio di Fabrizio, “prevedibili”, poiché non sono legate a una situazione inopinatamente nuova, che nasca cioè da una necessità interna al racconto, ma ad una ricerca dello straordinario a tutti i costi, che deve, con la forza della propria inusualità, provocare uno shock, un orgasmo, un’eccitazione purché sia. Il gioco si rivela ben presto pretestuoso e inconcludente:
FABRIZIO D’accordo… ma alla fine sei quasi prevedibile, guarda. Cioè, vuoi essere imprevedibile a tutti i costi, e in questo sei prevedibile. Non si sa bene cosa, ma si sa che una cosa prima o poi la farai.
Qui Fabrizio sembra rappresentare, come in altri luoghi del racconto, una voce critica, ma è una voce che rimane di tono minore, sopraffatta com’è da quella di Giuliana, che domina il centro della scena e impone le sue pratiche verbali in modo deciso e inoppugnabile.
Questa rappresentazione del sesso è estremamente importante, perché ci conduce diritti a capire quale sia il rapporto tra i due personaggi della novella, che appare caratterizzato da questa presenza ossessiva delle merci, assunte come mediatrici dell’unione tra i corpi, e dalla stravaganza gratuita e “prevedibile” dei comportamenti di Giuliana, ai quali Fabrizio appare tutto sommato rassegnato. L’uso improprio della merce da parte dei protagonisti corrisponde alla loro sistematica ricerca di situazioni improprie entro le quali soltanto si pensa che il sesso possa essere fatto. Mi riferisco soprattutto a Giuliana, perché, come ho detto, Fabrizio è un personaggio “lesso”, succube delle fantasie erotiche di Giuliana, che di lui dà una buona caratterizzazione:
FABRIZIO Ma io ti adoro, amore mio!
GIULIANA Mi adori ma sei lesso. Non tiri fuori un’idea che sia una. Non mi fai mai una sorpresa!
Giuliana in realtà ama le merci, non Fabrizio, che utilizza come un supporto delle merci da lei acquistate. Si legga l’elogio dell’amore di coppia fatto da Giuliana al supermercato:
GIULIANA (…) Che bello essere in due! Le persone innamorate si riconoscono dalla spesa al supermercato! Tutto quello che compra una persona innamorata ha un aspetto inconfondibile! Si riconosce a colpo d’occhio! (Si sbraccia infervorata dal discorso) Se dentro la borsa della spesa c’è della maionese, senape, forbicette per le unghie, raschietti e pietra pomice per grattare i calli, spazzolini, collutorio antiplacca, filo interdentale, cera depilatoria, crema antifungo… quella di sicuro è una persona innamorata, una persona felice!
L’elogio dell’amore di coppia è in realtà un elogio delle merci che una coppia compra in abbondanza per utilizzarle nei rapporti sessuali, laddove il povero single compra poca roba e fa intristire la cassiera del supermercato. Questa è la reale fisionomia del rapporto di coppia e di una persona felice, com’è disegnato da Tiziano Scarpa, che si astiene da ogni commento, delegando interamente ai personaggi ogni intento della narrazione. In questa rappresentazione, apparentemente oggettiva e distaccata, da cui sembra assente il punto di vista dell’autore, e nella quale agisce un modo particolare di vedere il sesso (il sesso protagonista dei discorsi, il sesso assente, il sesso mercificato, il sesso “sorprendente”, ma in realtà fin troppo prevedibile), è invece possibile scorgere più che un indizio della sua reale presenza; Scarpa è pur sempre uno scrittore, avente un interlocutore preciso col quale comunica attraverso il racconto. Ed il sesso è la più esplicita metafora della comunicazione possibile tra gli uomini, e in questo caso particolare, tra uomo e donna, delle loro esperienze e del loro cammino comune.
Ora l’analisi del racconto ha dimostrato alcune cose precise: che la comunicazione tra i personaggi è possibile solo attraverso l’uso della parola che rievoca il sesso o lo anticipa, che la pratica sessuale concreta è assente, che essa è immaginata o come una performance sorprendente quanto effimera (nel ricordo) oppure come una pratica mercificata, in cui l’altro è solo il supporto di un feticistico amore per le merci.
Il racconto di Scarpa è tutto qui. Il suo lettore è raggiungibile solo attraverso il discorso sul sesso che esclude ogni autentica pratica sessuale; una volta raggiunto, il lettore è catturato o da un uso spregiudicato degli effetti di senso (la sorpresa, la straordinarietà del caso, l’eccitazione indotta dalle parole, eccetera) oppure attraverso la sua utilizzazione come destinatario indispensabile quanto passivo della scrittura, proprio come Giuliana usa Fabrizio come supporto inerte di una sperimentazione erotica mercificata.
In questo senso, il racconto di Tiziano Scarpa crea un lettore adatto alla propria opera, un lettore mercificato, che nel racconto ritrova immediatamente tutti gli schemi di una realtà preconfezionata nella quale a ogni merce è legata una pratica erotica, mai messa in atto, ma sempre suggerita, come avviene nella réclame pubblicitaria dove esseri asessuati promettono molto per mantenere nulla a schiere infinite di spettatori il cui desiderio attende sempre di essere esaudito ed è invece sempre spostato sull’oggetto facilmente acquistabile. In questo spostamento, nel quale va persa l’autenticità di ogni rapporto tra scrittore e lettore, consiste la speculazione letteraria dello scrittore mercificato.
[2004]