Le ragioni contro la BCE

Istat riferisce questi andamenti: nel marzo 2022, l’incremento mensile è dello 0.51, da aprile 2022 a maggio 2022 dello 0.78, da maggio a giugno 2022 dello 0.57, da giugno a luglio 2022 dello 0.38, da luglio ad agosto di quell’anno dello 0.27, da agosto a settembre dello 0.59. Si induce, quindi, che il massimo incremento su base mensile si verifica fra aprile e maggio, quando le controsanzioni diventano pienamente operative, con la chiusura dei gasdotti.

Gioca un ruolo rilevante la speculazione nel mercato di Amsterdam, sulle materie prime. Una recente ricerca del Centro studi sull’economia reale propone un controfattuale, ovvero quali benefici avrebbe avuto l’economia italiana in assenza di attività speculativa. Si stima, pur con tutte le precauzioni di un simile esercizio, un incremento di Pil superiore al 2%, con un’inflazione non superiore al 4.5%. La BCE procede al primo aumento dei tassi di interesse (50 punti base) solo il 21 luglio 2022. Il modello della BCE si basa sulla convinzione che l’inflazione deriva da incrementi di domanda aggregata (in particolare, consumi e investimenti) e che, dunque, va contrastata con misure che riducano consumi e investimenti (e che, per conseguenza, riducano il tasso di crescita). Alcuni analisti criticano, già in quella fase, la scelta della Banca centrale, osservando che l’inflazione di quel periodo è essenzialmente inflazione da costi, non da domanda e che dunque la terapia uccide il malato, con implicazioni recessive, senza aggredire il male.

Contestualmente all’aumento dei prezzi, e dunque al calo dei salari reali, si verifica un fisiologico spostamento del consumo delle famiglie da beni poco necessari ai prodotti di prima necessità (il cosiddetto “carrello della spesa”). Nel 2022, si stima a riguardo un incremento di spesa annua, per alimentari e bollette, di oltre 600 euro.

Il cambiamento della struttura della domanda accresce i margini di profitto delle imprese che operano nel settore dei beni di base (e dei fornitori di energia), in termini nominali. Date le matrici intersettoriali, l’aumento dei margini di profitto si traduce in costi di produzione aumentati per altre imprese connesse alle prime.

La BCE ha proceduto a dieci aumenti dei tassi di interesse nel periodo considerato (una numerosità mai verificatasi nella sua Storia) e, come la Fed, continua a mantenerli elevati, con effetti di segno negativo sui consumi (per l’aumento del costo dei mutui) e sugli investimenti.

L’inflazione diventa, dunque, da inflazione da costi a inflazione da profitti. Se questa analisi è corretta, sorgono molto dubbi sull’efficacia della manovra della BCE. A ciò si aggiungono due ulteriori considerazioni:

a) come rilevato da alcuni commentatori, l’Istituto fa propria comunicazione opaca. Si rinuncia, cioè, a provare a trainare le aspettative, per attenersi a decisioni “basate sui dati”. Ma poiché la letteratura stabilisce che le aspettative influenzano l’inflazione corrente, questa scelta è anche la scelta di privarsi di uno strumento di contrasto all’aumento dei prezzi.

b) Si può congetturare che vi sia un altro obiettivo, non esplicitamente dichiarato, dietro queste scelte e che attenga al “gioco” de rialzi con la Fed, per regolare i saldi commerciali, attraverso l’effetto che le politiche monetarie hanno sui tassi di cambio.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 18 gennaio 2024]

Questa voce è stata pubblicata in Economia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *