di Ferdinando Boero
Aziende non molto sostenibili, o addirittura protagoniste dell’insostenibilità, “fanno finta” di avere un’etica “verde” con iniziative marginali che “lavano” la loro reputazione: il green washing, il lavaggio verde. Però, se un’azienda che produce e vende energia fossile, contribuendo al riscaldamento globale, intraprende una strada verso le rinnovabili, e le sue intenzioni non sono di facciata, non me la sentirei di accusarla di green washing. Chi vende energia, in un periodo di transizione ecologica, si deve adeguare e, se vuole restare sul mercato, deve “transitare”. Non lo fa per beneficenza, lo fa per interesse, ma il suo interesse coincide con la lotta al cambiamento climatico e, alla fin fine, qualcuno la dovrà ben produrre, l’energia rinnovabile. Non sono un integralista ecologista, però sono sospettoso. Chi fabbrica auto con motore termico sta passando a auto con motore elettrico. Non è green washing, ma lo è se si sostituisce l’inquinamento del motore termico con l’inquinamento generato dalla costruzione e dallo smaltimento delle batterie. Bisogna valutare bene i pro e i contro delle proposte “verdi”, a volte lo sono davvero, a volte no. E bisogna fare attenzione a chi cerca di convincerci che sono tutti disonesti e che quindi possiamo fare a meno di “transitare”.