Syncronicart-6 (parte terza)

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ph. Matteo Cisternino

Giuseppe Ruscigno in “Exodus”, 2023, stucco e acrilico su mdf, racconta il nomadismo forzato dei popoli, l’esodo per l’appunto, dove il riferimento è ad una terra, la Palestina, dove da millenni si sono avvicendati attraversamenti, insediamenti e abbandoni da parte prima di tribù, poi di popoli. Ed il territorio desertico e arido, frastagliato, appare delimitato dal flusso di un fiume, che altro non potrebbe essere, visti i riferimenti dell’artista, se non il Giordano. Colpisce in assenza dell’uomo la desolazione, il triste destino del territorio abbandonato, mentre turbolenze di nubi, come tristi presagi, appaiono nel cielo sullo sfondo. Spatola e pennelli la tecnica dell’artista per poter determinare la struttura “a terrazze” del terreno e cercare così di rompere la bidimensionalità della pittura di superficie.

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ph.Matteo Cisternino (particolare dell’opera).

Uccio Biondi, “Profumo di miccia e il corpo s’infesta”, 2019 – ,”altopittura” mixed media su tavola, video art (da performance con Mimma Barletta e Stefania Filograna). L’opera è parte integrante del video omonimo, scritto e diretto da Uccio Biondi. Le “altopitture” fanno parte della produzione recente ed uniscono l’uso di più materiali alla ricerca della tridimensionalità. Le opere sono fortemente caratterizzanti dello stile dell’artista che utilizza vari mezzi, dalla pittura all’assemblaggio, all’installazione con sculture, dalle performances alla scenografia fino alle azioni teatrali, insomma quella che si definisce arte totale. Anche i pigmenti, il blu soprattutto, nelle sue varie tonalità, assumono ormai un aspetto riconoscibile ed esclusivo della sua arte. Il linguaggio del corpo è parte fondamentale del suo lavoro, dove l’erotismo è anzitutto celebrazione del corpo femminile e gioco di seduzione, come nella performance videofilmata, dove l’opera fa da scenario ad un tango teatrale in un’atmosfera ovattata che richiama le case basse del Barrio Sur di Montevideo o di Baires.

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ph. Matteo Cisternino (particolare dell’opera).

Angelica Dragone “Ma io…” “Si! Ma io…”, 2022, serigrafia e foglia oro su tavola, (dittico) si inserisce nella mostra ordinata da Massimo Guastella dal titolo “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo” ( da Italo Calvino). Libertà nel rapporto di coppia, con un “ma” che pone dei limiti non in quanto tale, piuttosto nella sua accettazione da parte delle due componenti maschile e femminile. Con la corona, lui, in atteggiamento pensoso, sfuggente lei, in velocità tra i suoi impegni. Gioco di ruoli alla ricerca perenne di un equilibrio. Ombre scure verticali e orizzontali sulle composizioni, come in un sogno. Luce sulle rispettive metà, con la presenza dell’oro, banda di ottimismo. L’artista ha uno stile riconoscibile e tecnicamente l’opera è realizzata in modo pregevole, a valorizzare il senso del concetto “d’immagine”, come si trattasse di “frame”, fotogrammi in rapida apparizione in un film o un rotocalco patinato.

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ph. Francesco Giannetta

Mario Tarantino espone la scultura dal titolo ” Is that a paradox? – Aberrazione digitale”, 2023, in ferro e cemento, tecnica tra le più recenti assieme alle “Nature made” , opere plasmate dalla natura con intervento successivo della mano dell’artista. Mario Tarantino è reduce dalla personale alla Biblioteca Bernardini di Lecce, dove ha esposto anche sculture in argilla, terracotta, di stampo classico, a volte omaggi ai grandi maestri del novecento. L’opera in esposizione è singolare, perché vi è un’interazione tra metodologia classica e ricerca contemporanea, grazie all’inserimento di un telefono cellulare sul viso della figura. Il paradosso cui allude l’artista è nella surreale trasformazione anche fisica, oltre a quella sociologico- comportamentale indotta oggi dalla tecnologia digitale.

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Roberta Fracella accanto alla sua opera in Art lab “Solide Simmetrie”, 2018 (tecnica polimaterica e acrilico su tela). Monocromo , bianco su bianco, per una serie che non ha necessità del colore, in quanto a volte utilizzata in performances in cui sono i soggetti non vedenti a esplorare le opere in modo tattile ed a percepirne la struttura, la disposizione dei rilievi, quindi a prendere parte in maniera attiva alle sue mostre.È la ricerca della tridimensionalità a interessare l’artista, con dei rilievi geometrici emisferi o conici più evidenti rispetto a quelli quadrati che sono appena accennati, in questo caso disposti in maniera ordinata e simmetrica, in altri casi anche irregolari per forma e disposizione. C’è anche un richiamo all’arte programmata degli anni sessanta come anche agli artisti estroflessori, anche se la tecnica è differente. Il risultato dal punto di vista dell’incidenza della luce sulla superficie dell’opera con giochi di ombre mutevoli è alla fine il medesimo.

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ph.Matteo Cisternino

Galluzzi presenta un trittico dal titolo “MT II. Non ci sono prigioni senza spiragli”, 2023, incisione, frottage, matite e carbone, stampa (pannello centrale), su cartone e forex. Le sue raffigurazioni sono evanescenti e soggette alle interpretazioni più disparate, a meno che l’artista non ci offra una chiave di lettura, un codice binario recato sul pannello centrale utile per decodificare la frase “l’unica libertà è l’immaginazione”, tratta dal romanzo “La gallina di reparto” di Calvino, su cui si basa la mostra ordinata da Massimo Guastella “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo”. Sempre collegabili al romanzo le figure sui pannelli laterali, che mostrano un uovo più integro sospeso su una nuvola di fumo e un insieme di frammenti di gusci tenuti insieme da fili di ferro. Sorretto dall’utilizzo di varie tecniche l’artista analizza l’argomento rivelando all’esterno il frutto della sua elaborazione fantastica capace di distaccarsi dalla realtà, per dare vita a nuove forme che tuttavia mantengono un qualche legame con essa, che sia un fil di fumo, un codice, un indizio.

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ph. Fernando Martinelli

Fernando Martinelli con l’installazione “Simulacro”, 2023, tecnica mista ( ceramica, oro, acrilico, plastica, terra, legno). Attraverso il wabi sabi, di derivazione buddhista, si dà vita ad una coscienza estetica, basata sulla transitorietà delle cose. Legato a questo il kintsugi, ossia l’arte di riparare con l’oro i punti di rottura della ceramica, in modo da non celarli, piuttosto evidenziandoli e valorizzandoli, al pari dei difetti e imperfezioni della vita. “Simulacro” è una sorta di altare con tre statue, le laterali in ceramica, di cui una integra e l’altra lesionata ma sublimata dall’oro. In questo giardino ricostruito, artificiale per la presenza di fiori di plastica, gli idoli hanno un significato diverso da quello dato da Platone di realtà falsata, più vicino piuttosto a Jean Baudrillard, per il quale il “simulacro” non ha alcuna relazione con qualsiasi realtà di sorta” e ciononostante risulta vero. Allo stesso modo Il paesaggio costruito da Martinelli non ha il corrispettivo in natura, è nuovo, unico, autentico.

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ph. Raffaele Gemma

Fabrizio Fontana, “Cacchio”, tecnica mista( resina pigmentazione con smalti sintetici e applicazione di piccoli oggetti), 2020 fa parte di una serie di quindici opere realizzate durante il periodo del primo lockdown, in cui l’artista gioca con i loghi e i brand di aziende più o meno note e con il rapporto significante-significato nella percezione e nell’immaginario di ognuno di noi. In questo caso l’atmosfera ovattata di una famiglia tipica italiana si trasforma nel giro di un attimo in stupore, sgomento, disorientamento tutto a causa del covid. Lo stile è quello tipico di Fontana, ironico, che si avvicina al linguaggio neo- pop, grazie anche ai colori accattivanti, che unisce le applicazioni e gli assemblaggi ad un’indubbia difficoltà realizzativa. L’opera sembra quasi plastica alla fine e appare come un oggetto rifinito, pronto e confezionato per il consumo di massa, tuttavia l’elaborazione artistica è intelligente, mai superficiale e fine a se stessa.

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ph.Marcello Toma

Marcello Toma, “Il piccolo don Chisciotte” ,2020, olio su tela, opera metafisica che unisce i famosi “rotomatismi”, gli ingranaggi che per anni hanno rappresentato il campo d’interesse dell’artista, ad un altro motivo ricorrente, il fanciullo che attraversa ambienti ampi e isolati, imbattendosi in qualcosa di stupefacente e imprevisto. L’opera è una grandiosa costruzione metaforica, dal fanciullo che gioca al don Chisciotte, al baratro che gli si spalanca davanti, fino all’ingranaggio gigantesco. Contrasti più che mai attuali tra mondo meccanico e tecnologico e mondo fiabesco e ludico. I colori utilizzati sono quelli freddi, che l’artista predilige da sempre per le sue atmosfere oniriche.

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ph. Matteo Cisternino

Maria Luce Musca, “Flussi e visioni” acrilici e pastelli su tela del 2023, un dittico per così dire “irregolare”, giacché la composizione è volutamente non sovrapponibile sul lato interno del dipinto, se non per alcuni elementi, creando un disorientamento ottico nell’osservatore. A parte questo dettaglio analitico, l’artista è da tempo che si muove in questa direzione d’indagine, ossia la scomposizione dinamica del paesaggio e del colore, rendendo omaggio all’insegnamento dei grandi maestri del futurismo, variando di volta in volta alcuni particolari e alcune note cromatiche sì da rendere i dipinti apparentemente simili, tuttavia mai effettivamente uguali.

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