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L’opera di Salvatore Masciullo dal titolo “Meeting” 2012, olio su tela, che campeggia sulle pareti di Art lab. L’artista, allievo di Jorg Immendorff, nel tempo ha acquistato una propria autonomia di linguaggio che ben ne caratterizza lo stile. Spesso utilizza immagini realistiche che si ispirano a grandi fotografi del ventesimo secolo, in questo caso Gianni Berengo Gardin, altre volte Avedon, alternate, anche all’interno dello stesso dipinto, ad una pittura più tipicamente espressionista. Ed il contrasto si può fare anche ideologico, come qui, tra mondi e culture profondamente differenti. L’artista lavora bene sui grandi formati ed oltre alla tela non disdegna supporti poveri come i fogli di giornale o il cartone da pacchi.
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Cristina Cary è l’autrice dell’opera “Study of playground” dalla serie Luna Park 1, 1990-1995 – acrilici, pastelli, inchiostro di china su carta di lino, una sorta di delicato quanto minuzioso progetto di un parco giochi ideale dove tutta la fantasia dei bambini trovi possibilità di esprimersi liberamente. All’interno della mostra ordinata da Massimo Guastella sul tema della libertà “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo ” ( Italo Calvino), trova giusta collocazione quest’opera eterea dai colori pastello che attua in chiave ludica l’intento progettuale dell’artista.
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Gino De Rinaldis prende parte alla mostra a latere ordinata da
Massimo Guastella “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo ” ( Italo Calvino) con l’opera “La finestra di Pessoa”, 2013 – essudazione ad olio su juta con sfilatura. La mostra corrente si sovrappone quasi alla personale che si tiene in questi mesi al Castello di Carovigno sul tema delle cattedrali, ordinata dallo stesso Guastella, che nell’occasione afferma”….l’artista propone il suo detessere attraverso cui il colore in superficie non è altro che una trasudazione…” E in effetti con la detessitura si attuano diverse dinamiche, quella di far vibrare luce e colore, e ancora quella di andare oltre la superficie della tela per riuscire finalmente ad aprire la “finestra”, secondo i suggerimenti della poesia di Fernando Pessoa.
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Angioletta De Nitto dal primo premio Germinazioni IV.O 2022 di Otranto, slitta direttamente nella Biennale Nel Salento con l’opera “La gabbia dorata aperta”, un olio su tela del 2021. La fanciulla libera la fantasia che è dentro ognuno di noi attraverso l’apertura metaforica della gabbia che lascia fuoriuscire una miriade di palloncini colorati pieni di elio. L’opera prende parte alla mostra a latere ordinata da Massimo Guastella “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo ” (Italo Calvino).
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Cesare Piscopo (Cesi Piscopo) rivisita il paesaggio con un olio su tela “Paesaggio marino” del 2014. Inserito nella mostra a latere ordinata da Massimo Guastella intitolata “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo ” (Italo Calvino), ritiene, e non si può dargli torto, che il mare sia una delle espressioni più grandi di libertà, soprattutto, aggiungiamo noi, quando ci si può abbandonare al colore per sganciarsi dalla mera rappresentazione del paesaggio, per dar vita a qualcosa di diverso che abbiamo piuttosto dentro di noi, liberando appunto tutta la nostra fantasia. Ecco che allora il cielo può divenire rosso acceso, il mare giallo o blu scuro, dai mille riflessi e dalle mille tonalità.
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Concetta Resta con il suo “Viaggio”, 2021, tecnica mista su cartone vegetale, prende parte alla sezione “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo” (Italo Calvino) ordinata da Massimo Guastella . Una rappresentazione del paesaggio in chiave espressionista soggetta all’interpretazione individuale, dove il punto chiave sembra essere l’inserto di un cartoncino rettangolare al centro della composizione, un quadro nel quadro. Attraverso questa sorta di finestra si coglie la visione del cielo, del mare, dei campi, quasi il frame di un ricordo, un’immagine in parte interrotta dall’attraversamento prospettico di una strada, forse una pista, mentre in alto sembra di scorgere la sagoma di un aereo, simbolo del viaggio.
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Alessandra Abbruzzese prende parte alla mostra a latere “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo ” (Italo Calvino), ordinata da Massimo Guastella con l’opera di grande formato “Un battito d’ali, un viaggio, un’illusione, un sogno”, 2023, olio e acrilico su tela. Al centro del dipinto un animale “totem” come la libellula, carico di molteplici significati simbolici tra cui appunto la libertà, si staglia diafano in superficie. Ma anche lo sfondo mantiene un aspetto bidimensionale nonostante la disomogeneità del colore, come se l’artista avesse voluto rappresentare uno stagno. In effetti l’opera risulta elaborata cromaticamente , creando aree di tonalità differenti e dai riflessi cangianti, come le acque fosche di una palude possono avere. Grande dinamismo e vivacità alla fine per un dipinto che si sviluppa essenzialmente in superficie.
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Antonio Giaccari “Salento”, 2023, bauxite, pietra calcarea, cemento, ossidi, graniglia di pietra, smalto. L’uso del polimaterico è sempre più frequente nelle sculture dell’artista e ogni singola scelta appare non casuale ma ponderata, in quanto portatrice di un riferimento ben preciso.
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In questo suo omaggio al territorio di appartenenza dà vita ad una struttura bifronte, dove da un lato fa emergere il disco del sole, che irradia la sua luminosità biancheggiante sulla terra salentina, rappresentata da una delle sue componenti essenziali, la bauxite, carica di ferro e alluminio, qui disposta ad acciottolato, a richiamare il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto. Dall’altro lato il mare movimentato che circonda uno scoglio emergente, in pietra calcarea.
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Stefano Giovanni Garrisi con “Marea”, 2006 si dimostra coerente nell’utilizzo del materiale, la pietra leccese. Scultura non inedita, recentemente apparsa in una trasmissione RAI, assieme allo scultore. Anche il piedistallo, predisposto per l’illuminazione, fa parte dell’opera e rappresenta il fondale marino, la parte superiore la massa marina movimentata dalle onde.Idea originale quella di rappresentare in scultura il mare, l’acqua, come protagonista principale e non come sfondo secondario per altri soggetti. Non vi sono barche, pesci, uomini, qui è il mare, solo il mare, ed il lento, incessante procedere delle onde di marea a guidare la nostra fantasia e i nostri pensieri.
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Claudio Rizzo in “Danza cosmica”, 2021 pietra calcarea, affronta una delle tre tematiche ricorrenti nella sua arte, quella degli agglomerati urbani, le altre due essendo rispettivamente le piante ed il viaggio. Riferimento anche di natura mistica in questo caso, dove è un derviscio a danzare sul mondo, recando scolpita nella veste una città. Le case si susseguono in maniera incessante, nella dimensione circolare del movimento roteante della veste, assumendo un significato interculturale, universale se non cosmico, capace di trascinare tutti i popoli sotto la luce comune della trascendenza e della spiritualità. Interessante il contrasto tra le superfici lisce e levigate ai poli superiore e inferiore della composizione con la parte frastagliata centrale. È la citazione colta, di natura storico-letteraria e filosofica l’elemento cardine capace di guidare l’ispirazione e la mano dell’artista.