Manco p’a capa 178. I 150 anni dell’Acquario di Napoli

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Anton Dohrn realizzò l’Acquario perché aveva bisogno di fondi per il suo istituto privato di ricerche marine (la Stazione Zoologica di Napoli che, oggi, porta il suo nome) e pensò di ricavare buoni profitti dai biglietti di ingresso dell’attrazione proposta ai napoletani e ai turisti in visita alla città, allora una delle maggiori metropoli europee. Finalmente i segreti del mare erano sotto gli occhi di tutti. Anche allora i finanziamenti alla ricerca erano esigui e Anton Dohrn era fortemente impegnato a raccogliere fondi. Il fine commerciale, però, si affiancava a un nobile fine: divulgare le conoscenze che i ricercatori della Stazione Zoologica man mano sviluppavano, per esempio con la realizzazione di monumentali monografie sulla fauna e la flora del Golfo di Napoli, con l’esplorazione sistematica della biodiversità marina, un secolo prima della Convenzione di Rio de Janeiro che riconosce l’importanza capitale della biodiversità e della sua conoscenza. Ma, a Napoli, le ricerche vertevano anche sui processi fondamentali dello sviluppo degli organismi, con mirabili indagini sui ricci di mare, e sull’organizzazione e il funzionamento del sistema nervoso attraverso studi avanzati sulla neuroanatomia e neurofisiologia di polpi e calamari. Gli animali studiati in laboratorio erano anche mostrati al pubblico proprio nell’Acquario. Gli scienziati, incluse decine di Premi Nobel, venivano a Napoli da tutto il mondo per compiere i loro studi alla Stazione Zoologica avendo l’occasione di interagire tra loro in un ambiente culturale dove, nella sala degli affreschi, si tenevano concerti e si consultava la biblioteca, e i ricercatori potevano discutere di arte e di scienza. L’esperienza napoletana era indispensabile per lo sviluppo culturale di scienziati di moltissimi paesi, e fu replicata in altre “stazioni”, come quelle statunitensi, fondate sul modello napoletano a Woods Hole sull’Atlantico e a Pacific Grove sul Pacifico.
Oggi gli acquari moderni, come quello di Genova, si valgono di apparati scenici che non hanno confronti con gli acquari del passato, ma l’atmosfera dell’Acquario di Napoli ci porta indietro nel tempo ed è una testimonianza degli albori della divulgazione scientifica, associata alla ricerca marina d’avanguardia.
Oggi il benessere animale è una priorità per l’Acquario, per la Stazione Zoologica, e per tutta la comunità scientifica. Accanto all’Acquario, a Portici, la Stazione Zoologica gestisce un centro di recupero delle tartarughe marine ingiuriate dai contatti con gli umani, sia con l’interazione con attrezzi da pesca sia con le eliche dei natanti. Curate fino alla riabilitazione, le tartarughe sono poi liberate in mare e il pubblico le può ammirare nel periodo di degenza presso l’ospedale delle tartarughe. Il Museo Darwin Dohrn, inaugurato nel 2021, completa l’offerta delle strutture aperte al pubblico che la Stazione Zoologica propone ai visitatori. Si tratta di un museo dedicato alla biodiversità e agli ecosistemi marini, con un particolare riguardo all’evoluzione visto che Anton Dohrn si ispirò all’opera di Charles Darwin per realizzare il suo centro di ricerca, inaugurando la moderna biologia marina.
In occasione dei 150 anni dell’Acquario, la Stazione Zoologica, attraverso la Fondazione Dohrn, ha realizzato un calendario celebrativo che riproduce il poster dei primi del Novecento che pubblicizzava l’Acquario e magnifiche illustrazioni di Comingio Merculiano, l’artista della Stazione. Oltre a scienziati, tecnici ed amministrativi, infatti, la pianta organica della Stazione Zoologica comprendeva anche artisti. Il calendario è distribuito in omaggio ai visitatori delle tre strutture, fino ad esaurimento scorte.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 27 dicembre 2023]

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