Centone galatinese II

di Gianluca Virgilio

Il formicaio. Enzo Mazzi, L’ingorgo all’italiana e la ribellione delle formiche. Il conformismo blocca la capacità di adattamento, “Il Manifesto” di domenica 31 agosto 2008, p. 12, scrive: “Uno studio pubblicato qualche anno fa da Nature spiega che la sopravvivenza del formicaio è dovuta a un delicato equilibrio fra conformismo e creatività, fra obbedienza e disobbedienza, fra sequela e ribellione. Ricercatori di Francia, Belgio e Germania hanno studiato il comportamento delle formiche sul percorso che collega il formicaio al cibo. Le formiche tendono inizialmente a seguire in fila indiana il percorso scelto dalla formica che per prima ha scoperto il cibo. I feromoni rilasciati dall’esploratrice sul percorso impediscono di deviare. Ma a un certo punto si crea un ingorgo che impedisce di giungere al cibo. Il principio istintivo della sequela acritica mette a rischio la sopravvivenza del formicaio. Scatta un altro principio anch’esso iscritto  nell’istinto: la creatività, la disobbedienza, la ribellione. Una o più formiche si ribellano alla legge dei feromoni. E prendono un’altra strada. Il cibo è di nuovo assicurato, il formicaio è salvo”.

Schiavismo moderno. Per capire l’altra faccia del cosiddetto rinascimento pugliese, leggi la denuncia (lettera aperta a Nichi Vendola) di Pasquale Trivisonne, Gli schiavi nei campi. Uno scandalo pugliese, “La Repubblica BARI” di venerdì 3 ottobre 2008, p. XVI: “… quello che succede nelle nostre campagne: migliaia di uomini e donne a lavoro nei campi dall’alba al tramonto, senza nessun diritto, con degli aguzzini (i caporali) che dettano legge e con delle paghe talmente basse che il pomodoro è uno dei pochi prodotti che non conviene importare dalla Cina. (…) esseri umani ammassati come bestie in rifugi di fortuna, senza i più elementari diritti, senza acqua, senza servizi, senza un letto, costretti  a pagare a caro prezzo anche i beni più elementari.

Le donne sono violentate e gli uomini, se tentano di ribellarsi, massacrati di botte e a volte uccisi. Tutto questo nell’indifferenza generale e sotto gli occhi di tutti…”.

Questa voce è stata pubblicata in Zibaldone galatinese di Gianluca Virgilio e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *