Nuove Segnalazioni Bibliografiche 23. Pubblicità

di Gianluca Virgilio

Sapete cosa faccio quando guardo un film in televisione e interviene un’inserzione pubblicitaria? Mi alzo dalla poltrona o dal letto e vado in bagno, oppure mi preparo una tazza di latte caldo oppure ancora controllo i messaggi in whatsapp e altre cose minime, ognuna calibrata sul tempo necessario allo spot, dopo il quale il film riprende a scorrere. E siccome di interruzioni pubblicitarie, durante la visione di un film, ce ne sono molte, potete immaginare quante cose riesco a fare in queste sezioni temporali che si insinuano non richieste nel continuum della trasmissione e ne frammentano il racconto con non poco detrimento del piacere della visione. Del resto, non è la stessa cosa che ci accade lungo le strade cittadine, quando, mentre guidiamo l’auto o conversiamo con un amico o siamo diretti a far compere, i nostri occhi incrociano per esempio quelli di una fanciulla dalla bellissima dentatura che fa la réclame di un dentifricio, o i muscoli d’un culturista che ci invitano a iscriverci in una palestra, ecc. Corpi mercificati, ovvero piegati ad un uso strumentale, finalizzato alla vendita d’un prodotto. Noi tiriamo avanti, dritti al nostro scopo. Chissà, un giorno forse compreremo quel dentifricio, o forse no, e chissà, forse ci iscriveremo in una (sarà proprio quella?) palestra, per rinvigorire i nostri muscoli stenterelli. Per ora, però, ci difendiamo da queste intrusioni nel modo che ho detto, impiegando diversamente il tempo che ci verrebbe sottratto se noi stessimo al gioco della pubblicità che ci vorrebbe tutti per sé. Intendiamoci: io non ho nulla contro la pubblicità in sé perché trovo giusto che chi produce una merce la pubblicizzi, altrimenti come farebbe a venderla? Quello che non sopporto è la sua intrusività, il suo non bussare mai alla porta, la sua maleducazione, il suo cinismo, lo spirito da lenone che la anima, la sua sfacciataggine, la sua insistenza ossessiva, la sua diabolica perseveranza e pervasività.  Pertanto, me ne difendo come posso. Per questo forse le notizie a volte mi giungono in ritardo, come è il caso della pubblicazione di questo libro di Emanuele Coccia, Il bene delle cose. La pubblicità come discorso morale, Il Mulino, Bologna 2014, avvenuta bel dieci anni fa! Prima o poi la pubblicità ti raggiunge sempre, ed eccomi alle prese con questa lettura che proprio della pubblicità parla, e in che modo!

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