Quali temi le ha fatto piacere che siano stati affrontati?
“I due tomi offrono un ampio panorama della modernità letteraria attraverso momenti significativi. Cronologicamente si parte dalla fine del Settecento e si arriva ai giorni nostri. Si affrontano quindi svariati argomenti, autori e opere: da alcuni classici dell’800 e ‘900, come Verga, d’Annunzio, Pirandello, Svevo a importanti poeti e narratori novecenteschi, come Saba, Pavese, Calvino, Pasolini, Elsa Morante, Sanguineti, ad autori meno noti ma ugualmente interessanti. Non mancano scrittori da me studiati, come Sigismondo Castromediano, Quasimodo, Sinisgalli, Carrieri, Bodini. E ritrovare questi nomi mi ha fatto particolarmente piacere”.
Viene sottolineato nell’introduzione che lei sia: “degno erede e prosecutore della scuola italianistica salentina fondata da Mario Marti e Donato Valli”: una tradizione la critica letteraria all’Università del Salento.
“Non so se posso considerarmi il loro erede, ma posso dire che ho avuto la fortuna di formarmi accanto a questi due maestri della nostra Università della quale sono stati anche rettori. Marti ha fondato, presso di noi, lo studio della Letteratura italiana su basi scientifiche seguendo una rigorosa metodologia di ricerca, che ho cercato di seguire per quanto ho potuto, e creando una scuola che si è fatta apprezzare in Italia e all’estero. Donato Valli, invece, mi ha trasmesso la passione per la letteratura contemporanea, soprattutto per la poesia novecentesca, di cui era interprete profondo, essendo dotato di una sensibilità particolare, aperta alle espressioni più alte della modernità. Da qui il titolo del libro: “Metodo e passione” vuole essere in fondo un tributo ad entrambi”.
Certamente è proprio al suo lavoro critico, nel solco dei predecessori, che si deve la riscoperta e la rinnovata fortuna di autori pugliesi dimenticati.
“Sulla scia del lavoro iniziato da questi due maestri, nel corso della mia attività ho continuato nello studio e nella valorizzazione dei maggiori letterati di area salentina, pugliese e meridionale attraverso la pubblicazione delle loro opere, gli approfondimenti critici, i convegni, i corsi universitari. In particolare, l’autore al quale mi sono sentito sempre più vicino è stato Vittorio Bodini, che per me ha rappresentato non solo un oggetto di studio, ma una sorta di guida per conoscere meglio la nostra terra, la nostra storia, la nostra società. Incominciai a occuparmi di Bodini subito dopo essermi laureato e da allora non ho mai smesso di studiare la sua opera, riuscendo a imporre il suo nome all’attenzione nazionale. Ma in tempi più recenti mi ha affascinato molto anche la figura, di uomo e letterato, di Girolamo Comi che mi sembrava antitetico (e in effetti lo è) a Bodini, perché mentre la poesia bodiniana è profondamente radicata nella storia, quella comiana è di tipo metastorico, metatemporale. Ho dedicato saggi e convegni di studio anche al poeta dialettale di Maglie Nicola De Donno, tra i maggiori del secondo Novecento in campo nazionale, e alla scrittrice Rina Durante, della quale ho curato la ristampa del romanzo “La malapianta”. Più recentemente mi sono occupato del tarantino Raffaele Carrieri, un altro scrittore ingiustamente trascurato ma di grande suggestione”.
Recenti successi internazionali di questo suo lavoro, proteso ad inseguire il respiro europeo degli autori, da Bodini in poi, a lei più cari, hanno segnalato buoni frutti.
“In effetti la soddisfazione maggiore che ho avuto è stata quella di essere riuscito a far conoscere questi nomi anche fuori dai confini nazionali. Di Bodini, ad esempio, in Spagna si è parlato spesso su riviste specializzate e in alcune università, come Madrid, Salamanca, Valencia, Alicante. A Valencia, in particolare, nel 2018 si è tenuta una Giornata di studi, di cui sono usciti i relativi Atti. Inoltre è stata pubblicata la traduzione del “Corriere spagnolo”, da me curata. Di Comi si è discusso in Francia presso le Università di Aix Marseille e di Montpellier e sono uscite recensioni del volume “Poesie”, che ho curato insieme al mio allievo Simone Giorgino, sulle maggiori riviste specialistiche di italianistica d’Oltralpe. Anche Castromediano, che prima era a stento conosciuto da noi, ora si studia in Francia e in America”.
E tanto ancora c’è da fare.
“È vero, bisogna proseguire in questa direzione anche perché abbiamo alle spalle una gloriosa tradizione di studi. Spero proprio che questa tradizione non venga rinnegata per ragioni opportunistiche o di altro tipo”.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 13 dicembre 2023]