Ma i tempi cambiano, la tecnologia pervade. Noi ci mettiamo al passo con i tempi. Dita rapide e comodo pensiero. Al passo con i tempi. Esseri ultramoderni. Immersi nel tempo reale della comunicazione, anche se poi qualche volta accade di sospettare che quello non è affatto il tempo reale, ma semplicemente un virtuale che si traveste. E’ questo lo spirito del tempo: un incorporeo, un immateriale, un fantasma, un ectoplasma, un’ombra che si spande, un’apparenza.
Noi sappiamo bene che l’uso incontrollato della tecnologia, ma anche quello semplicemente superfluo, quello che si fa per spassatempo, produce l’effetto di allontanarci dalla realtà, di annegarci nella virtualità, di alterare la nostra relazione con lo spazio e con il tempo. Tutto questo lo sappiamo perfettamente. Però facciamo finta di non saperlo.
Probabilmente ci siamo già trasformati o ci trasformeremo molto presto in navigatori solitari di oceani virtuali, con gli occhi affondati nella luce di un monitor, persi dietro rotte che mutano in continuazione e che non hanno alcuna direzione. Minuscoli Ulisse attratti dalle colonne d’Ercole del web.
Qualunque novità offerta dalla tecnologia, che sia o no significativa, diventa immediatamente la cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno. Se la tecnologia ci consente di alterare la realtà con le sue novità e i suoi trucchi, noi siamo assolutamente determinati a battere queste nuove strade senza preoccuparci delle conseguenze. La tecnica prevale su ogni cosa. Basta guardarsi anche solo distrattamente intorno, oppure guardare semplicemente noi stessi, per rendersi conto che è vero.
Poi, certamente e per fortuna, la tecnologia ci ha dato possibilità che soltanto trent’anni fa non potevamo nemmeno immaginare; probabilmente ce ne darà altre, che ora riusciamo a immaginare in modo vago. Per molti aspetti ha migliorato le nostre condizioni. Per qualche altro aspetto le ha peggiorate. Come in tutte le cose siamo noi a decidere in che maniera usare le possibilità che ci vengono proposte da qualcuno o da qualcosa. E’ il pensiero a stabilire in che maniera usare uno strumento. Forse risulta inadeguato tanto il rifiuto della tecnologia quanto l’idolatria nei suoi confronti. La tecnologia è, a seconda dei casi, utile, utilissima, essenziale, oppure inutile, inutilissima, dannosa. Per esempio: la tecnologia fa risparmiare tempo, consente di entrare in un universo sconfinato di informazione, mette a disposizione libri che non si troverebbero mai, ti risparmia di fare la fila in qualche ufficio, serve alla ricerca e la ricerca serve a salvare una vita; come si può, quindi, non tessere lodi nei confronti della tecnologia. Allora il problema sta, come al solito, nell’uso che se ne fa. E’ l’uso che può essere buono o cattivo. Ma questo non dipende dal mezzo che uno si ritrova tra le mani ma dalle ragioni che si ritrova nella testa, e forse anche dal sentimento che prova nei confronti degli altri e di se stesso.
Come in tutte le cose, la virtù sta nel mezzo: nell’equilibrio, nella capacità di distinguere, nel non lasciarsi soggiogare, nel non cadere nelle trappole, nell’imparare ad usare il mezzo con saggezza, o almeno con buon senso. Però, probabilmente, tutti i discorsi sulla tecnologia sono irrimediabilmente vecchi. La mutazione antropologica ormai è avvenuta, nel bene e nel male.
Certo, i tempi che viviamo propongono – e impongono – mutazioni qualche volta stravolgenti. Ma questi sono i tempi, nel male e nel bene. Come ogni altro tempo dell’umano. Si deve imparare a contemperare. L’eccesso fa sempre comunque danno.
Tanto che l’hidalgo Alonso Quijano si trasforma in Don Chisciotte della Mancia per colpa della sua smodata passione per i romanzi di cavalleria.
Non si può avere contrarietà alcuna verso nessuna forma e nessuno strumento della cultura. Però ci si può – e ci si deve- opporre a qualsiasi adorazione dei vitelli d’oro. Ecco: forse il web è il vitello d’oro dell’epoca che attraversiamo.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 3 dicembre 2023]