di Guglielmo Forges Davanzati
Le principali mosse dell’esecutivo sul piano della politica economica mettono in evidenza un clamoroso cambio di vedute rispetto alla campagna elettorale e, dunque, un chiaro tradimento degli elettori. Nei giorni scorsi, i provvedimenti più rilevanti a riguardo sono stati la decisione di privatizzazione di Ita e il passaggio dal mercato tutelato dell’energia a quello libero.
Riguardo al primo caso, si tratta dell’avvio della vendita del pacchetto di minoranza di Ita a Lufthansa per 325 milioni di euro e dell’apertura al fondo Kkr per l’acquisto della rete di Tim. Si ricorderà che Giorgia Meloni, solo lo scorso anno, annunciava un programma di ritorno alla proprietà nazionale di imprese strategiche, con la motivazione che la nazionalità italiana avrebbe favorito investimenti in patria. A settembre 2022, nel criticare la scelta della privatizzazione di Ita da parte del Governo Draghi, Giorgia Meloni diceva: “Secondo me bisognava valutare la possibilità di mantenere la nostra compagnia di bandiera perché non ci facciamo certo un figurone ad essere, forse, l’unico grande paese occidentale d’Europa che non ha una propria compagnia di bandiera”. Il Governo abbandona oggi qualunque sussulto patriottico.
Peraltro, vi è ormai ampia letteratura che mostra come le privatizzazioni siano state, in Italia, superiori – per importi movimentati – a quelle praticate in Europa e sostanzialmente inefficaci nel lungo periodo. In particolare, una recente ricerca di Pietro Modiano e Marco Onado (Illusioni perdute. Banche, imprese, classe dirigente in Italia dopo le privatizzazioni, Il Mulino 2023) mostra in dettaglio come le privatizzazioni attuate in Italia – soprattutto a partire dagli anni Novanta – siano state realizzate per far cassa, in un orizzonte miope di breve periodo, con effetti molto dubbi sulla qualità del servizio. Anzi, in alcuni casi – IRI in primis – si è persa sovranità tecnologica, dunque capacità del Paese di generare innovazioni al suo interno. Ciò nonostante, come spesso accade, è innanzitutto la Commissione europea a sollecitare privatizzazioni e il Governo a seguirne le raccomandazioni più o meno esplicite.