di Paolo Vincenti
Antonio Ippazio Bortone, scultore prolifico e ispirato, nato a Ruffano nel 1844, dopo la formazione napoletana, si trasferisce a Firenze dove raggiunge la gloria, divenendo uno dei più ammirati artisti italiani dell’epoca. Basti pensare che a Firenze viene chiamato a lavorare alle due chiese più importanti della città: Santa Maria del Fiore e Santa Croce. Per la facciata di Santa Maria del Fiore realizza, tra gli altri, le due statue di Sant’Antonino e San Giacomo Minore (1887) e i due bassorilievi di Michelangelo e Giotto (1887). Per la Basilica di Santa Croce realizza il monumento funebre a Gino Capponi (1876) e poi il Michele di Lando (1895), collocato nella Loggia del Mercato Nuovo. A Biella realizza il monumento funebre a Quintino Sella (1888); a Stradella il monumento ad Agostino Depretis (1893)[1].
Per quanto riguarda le opere salentine, molte sono quelle degne di menzione, fra le quali: il busto di Giuseppe Garibaldi (1867), in marmo, che si trova presso il Castello Carlo V di Lecce; i busti in marmo di Giulio Cesare Vanini (1868), di Francesco Milizia (1872), di Antonio Galateo (1873) e di Filippo Briganti (1875), presso la Biblioteca Provinciale N. Bernardini di Lecce; la statua in marmo di Sigismondo Castromediano (1890), che si trova nel Museo omonimo di Lecce, e il Monumento a Sigismondo Castromediano (inaugurato nel 1905), nella omonima piazzetta leccese; il monumento a Salvatore Trinchese (1907) a Martano; il ritratto di Pietro Cavoti (1912), presso il Convitto Colonna a Galatina; non potendo soffermarci su tutte per esigenze di spazio, ci concentreremo solo su alcune, rinviando ai testi in bibliografia per una maggiore conoscenza ed un’analisi più dettagliata delle altre.