di Ferdinando Boero
Biologicamente, il ruolo femminile è di gran lunga più importante di quello maschile, tanto che in alcune specie animali i maschi sono semplici iniettori di sperma, in perenne accoppiamento con le femmine, ridotti a escrescenze sui loro corpi. Altre volte sono indipendenti ma a vita breve, giusto il tempo di accoppiarsi. I rotiferi bdelloidei prosperano senza bisogno di maschi: le uova si sviluppano per partenogenesi. Nelle specie con rituali di accoppiamento i maschi corrono più rischi perché sono appariscenti, per attirare l’attenzione delle femmine, oppure combattono fino alla morte. I maschi si propongono, le femmine dispongono e controllano la riproduzione. Una femmina è biologicamente certa, anche se non lo sa, che la sua prole ha metà dei suoi geni, più l’eredità mitocondriale, esclusivamente materna. L’altra metà arriva con la fecondazione da parte di un maschio. Se la femmina si accoppia con più maschi, solo uno riesce a passare i suoi geni alla prole, fecondando l’ovulo materno. Gli altri maschi, pur essendosi accoppiati, escono sconfitti dalla selezione sessuale e i loro geni muoiono con loro. Lo sappiamo anche noi: la madre è sempre certa, mentre il padre… Da questa incertezza deriva l’ossessione del possesso femminile da parte dei maschi, insicuri della paternità dei figli delle rispettive compagne.