Tra quanto accadrà nessuno può saperlo. Come accadrà nessuno può saperlo. Ma dice che accadrà.
Sembra il racconto di una fiaba; invece è la teoria di un uomo di scienza. Indimostrabile, sì, ma se un uomo di scienza formula un’ipotesi, con molta probabilità si riferisce a principi ed elementi che costituiscono il fondamento della materia che studia.
Certe volte, per certe cose, la fiaba e la scienza si rassomigliano, straordinariamente.
Per l’incertezza che riguarda il modo in cui andrà a finire, per esempio. E’ incerto il finale di una fiaba; è incerto quello della ricerca che fa la scienza. (Anche se c’è sempre qualcuno che ha la verità come un fazzoletto bianco nel taschino della giacca. Ma forse si tratta di un qualcuno che non ha mai ascoltato una fiaba. O che ha dimenticato quelle che un tempo ascoltava).
La fiaba e la scienza si rassomigliano: per lo stupore che suscitano, per altro esempio, sia al principio che alla fine del racconto e della ricerca. Molto spesso una ricerca comincia per lo stupore prodotto da un fenomeno. Molto spesso una ricerca finisce con uno stupore per la scoperta della causa e dell’effetto di un fenomeno. Anche una fiaba spesso comincia con un evento che provoca stupore, e con la stessa sensazione di stupore si conclude.
Come un finale di fiaba, anche una scoperta della scienza alle volte è incredibile.
Forse perché l’una e l’altra sono l’esito di un processo creativo che tende allo scardinamento della comune grammatica della visione, ad una messa in crisi delle logiche e dei codici con cui si decodificano e si interpretano le storie e le cose. Forse perché l’una e l’altra sono l’esito di un’immaginazione.
Diceva Albert Einstein che l’immaginazione è più importante della conoscenza perché la conoscenza è limitata mentre l’immaginazione abbraccia il mondo, stimola il progresso e l’evoluzione.
Molte scoperte della scienza hanno avuto come movente l’immaginazione. Tutte le fiabe sono generate da un’immaginazione.
Prima di costruire gli aerei, qualcuno immaginò di volare. Prima di mettere piede sulla luna, immaginò di arrivare fin sopra la luna. Forse fu questa una delle prime cose che furono immaginate, sognate, desiderate in una caverna buia rischiarata soltanto da una luce di luna. Forse fu quell’immaginazione, quel sogno, quel desiderio, la prima cosa che uno raccontò ad un altro, con una fiaba.
La facoltà di immaginare non appartiene soltanto all’uomo di scienza, ovviamente, ma l’uomo di scienza possiede la conoscenza, la competenza, l’esperienza, il metodo e gli strumenti per sperimentare la possibilità di trasformare in realtà quello che ha immaginato.
Chi non è uomo di scienza racconta una fiaba. (In fondo, ogni narrazione non è altro che una fiaba). Siccome la fiaba consente la possibilità di innumerevoli innesti, innumerevoli varianti, chi racconta qualcosa a qualcuno, anche soltanto a se stesso, può calibrare l’immaginazione alle condizioni dell’esistenza e della realtà. Anche chi racconta o ascolta una fiaba ad un certo punto giunge alla scoperta di qualcosa e in qualche caso perfino alla costruzione di un universo di finzione di cui non si conoscono tutti i significati come accade per l’universo reale di cui non si conoscono tutti i fenomeni. Allora, scienza e fiaba procedono per ipotesi, per tentativi di interpretazione, muovendosi sugli argini sempre frananti delle certezze, tentando di mettere i piedi sul terreno di qualche evidenza da cui ricominciare verso una nuova scoperta. Con un nuovo o rinnovato stupore. Sarà sempre così, all’infinito, oppure fino al momento in cui, come dice Heino Falcke, spazio e tempo finiranno; anche questo si cercherà di capire, probabilmente: l’istante in ci spazio e tempo finiranno, se tutto sprofonderà in un buco nero, se sarà con un boato terribile o un silenzio perfetto. Ma di quello che accadrà, come accadrà, nessuna scienza potrà dare conto, nessuna fiaba potrà raccontarlo. Della certezza definitiva, assoluta, soltanto quell’entità creatrice che dice Falcke potrà avere conoscenza.
[ “Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 26 novembre 2023]