Si stanno quindi creando delle società inumane e l’uomo si sta adattando a queste società. Ciò però non può avvenire senza conseguenze. Non si tratta più dell’antichissima e utilissima capacità di adattarsi in un’altra società con lingua e cultura differente. Si tratta ora di programmare l’uomo ad accettare un cambiamento antropologico. Di un nuovo uomo che perde caratteristiche umane. L’umanità però non sembra adatta a vivere in questo mondo ed è per questo che si assiste a un consumo eccessivo di psicofarmaci, droghe di ogni tipo e bevande alcoliche. L’uomo si sta ammalando, si ammala perché non riesce a dare un senso alla propria esistenza.
In questo mondo è normale accettare discriminazioni e violenze contro le minoranze, contro i più poveri, oppure nei paesi islamici ad accettare la discriminazione religiosa e in alcuni addirittura le mutilazioni genitali femminili e la lapidazione, in tali contesti non si può formare un uomo propriamente di natura umana, ma si formerà un essere malato, squilibrato. Un essere che non sarà in grado di contribuire a promuovere la sua natura umana, né la sua personalità morale. Pertanto si tratta anche di porsi l’obiettivo di rendere l’uomo più umano e ciò lo si può ottenere anche con modelli educativi adeguati e favorendo il dialogo vero, non virtuale, nelle comunità e fra le comunità. Sappiamo dagli antichi greci che è il dialogo che crea la polis, che significa anche renderla umana. Anna Arendt affermava: “Noi umanizziamo ciò che accade nel mondo e in noi stessi, parlandone e, in questo parlare, noi impariamo ad essere umani”.
Ovviamente quando si vive in una società dove viene imposta una brutale competizione, o in una società dove viene proposta una visione medievale della vita, dove vi è assenza di libertà, dove i giovani non hanno prospettive, la cultura del dialogo avrà grandi difficoltà ad attecchire e gli uomini che abitano queste società non diverranno umani per intero.
Facendoci aiutare da Dostoevskij possiamo aggiungere che l’uomo dotato di coscienza si deve nascondere, è un errore della natura. Questo perché a prevalere è l’uomo privo di coscienza, che non si crea scrupoli a danneggiare l’altro pur di raggiungere i suoi scopi. L’uomo privo di coscienza è l’essere più adeguato a sopravvivere.
[Brano tratto da La Maledizione
della violenza – Se vogliamo la pace dobbiamo osteggiare le condizioni che la
impediscono, Youcanprint, 2002]