di Antonio Devicienti
Scrivi a piedi scalzi e non dimenticare l’odore della terra sotto la Canicola.
Impara da Giuseppe Desa di Copertino i voli impossibili.
Impara dal mare di Santa Cesarea la lezione dello scoglio e dello zolfo: la parola è respiro.
Chiamarsi Manfred e apparire, il viso coperto di cerone e mascara, nel cerchio della luna.
Cercare la voce e votarsi all’abisso.
Distruggere il romanticismo, farsi beffe dei solenni soloni della P-oesia.
Scrivere a testa in giù.
Abiura il te stesso borghese ed entra nella voce che non concilia, che non culla, che scortica. Abbi sempre il mal de’ fiori.
Appari tra le ombre lunghe dei palcoscenici, sali in cima a torri da dove ridire il canto di Dante in faccia agli stragisti, straccia il velo dell’ipocrisia, irridi una nazione intimamente opportunista e voltagabbana.
Tu rifai i voli impossibili di Giuseppe Desa da Copertino ogni volta che la tua voce registrata fa sapere a chi è nato dopo la tua morte che l’attore è, dentro la finzione del teatro, la coscienza del mondo.