di Anna Rita Cancelli
I segreti di Oppido Tralignano è un’opera che rivela la cultura classica, pop, rock dell’autore. Ha uno stile raffinato e anche ruffiano, che scorre liquido nella pluralità di generi letterari in cui può trovare collocazione. Di carattere provocatorio, accende certamente l’ansia di interpretazione e domande sulla natura umana, talvolta, alla ricerca di elementi di redenzione.
Vi si può rinvenire il giocoso virtuosismo descrittivo di cui l’autore è notevolmente capace.
Si tratta di una serie di racconti ambientati in un luogo chiamato Oppido Tralignano – nome di invenzione – dove si consumano tragedie, fatti sanguinosi dalle modalità inverosimili, le cui analisi producono ipotesi che travalicano il dominio della razionalità e approdano in quello dell’occulto.
Oppido Tralignano è un luogo “a tinte fosche”, appartenente ad una regione altrettanto indefinita, intorno alle cui origini persiste una “vexata questio”, che coinvolge autoctoni, avventori e storici. Alcuni di questi ultimi, fornendo tanto di basamento genealogico, sostengono la tesi secondo cui sangue lupesco scorreva nelle vene degli abitanti della regione, ed in particolare, in quelle degli abitanti di Oppido.
Di opinione contraria, altri studiosi, a conferma della mancata veridicità dell’origine licantropica della popolazione di Oppido, fanno riferimento al sacello dedicato al dio Fauno, protettore dei boschi. Dunque, al contrario della prima tesi, il luogo era votato a colui che i lupi li scaccia a protezione dei boschi.