Nella rosa dei venti, oltre allo Scirocco, fra i più citati in letteratura vi sono sicuramente l’Africo, ossia il libeccio, vento di sud ovest, anche detto ponente o garbino; l’Aquilone, ossia il grecale, da nord est, anche detto Borea quando spirava dal nord est tracio (dalla Tracia); la Tramontana, vento del nord (ossia che spira “tra i monti”, verosimilmente le Alpi); il Maestrale, vento di nord ovest, e il levante, vento che spira da est; e poi ancora l’ Austro, “ostro”, che spira da sud e che noi conosciamo come mezzogiorno. Ma è lo scirocco, il vento caldo che, delle ataviche maledizioni che condannano il nostro territorio, è forse quella peggiore.
Molti studiosi hanno da sempre attribuito le cause dell’arretratezza del meridione d’Italia rispetto al settentrione a motivazioni di carattere storico, in primis alla spoliazione di mezzi e risorse perpetrata dai Sabaudi in seguito alla forzosa unificazione della penisola nel 1861. Specie in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2011, è tornato in auge il dibattito, invero mai venuto meno, fra le due opposte posizioni in cui si divide l’opinione pubblica italiana a proposito di quel capitale evento storico: quella dei convinti unionisti, delle due scuole di pensiero certamente la più nutrita, non fosse altro perché ammannita da secoli a studenti e studentesse nei libri di testo scolastici, e quella dei revisionisti, latamente antirisorgimentali, che pur sparuta, negli ultimi tempi è sembrata più eclatante poiché ha dalla sua una serie di pubblicazioni molto fortunate in termini di successo di vendite ed una agguerrita truppa di oratori assai bravi e capaci di infiammare le folle in trasmissioni televisive e pubblici dibattiti. Tante e diverse sono le cause dell’arretratezza del nostro sud, individuate e studiate da sociologi ed esperti. Io però sono convinto che non ci si debba rivolgere a storici ed antropologi ma esclusivamente a meteorologi. Infatti, a mio giudizio, la principale e fondamentale causa dell’accidia, della pigrizia, della abulia, di quell’indolenza insomma che si impossessa degli esseri umani impedendogli di sviluppare a pieno le proprie potenzialità, sia lo scirocco, quello che condanna noi meridionali, e salentini in particolare, ad un eterno girone infernale e che sempre ci impedirà di vivere e realizzare pienamente noi stessi. È lo scirocco che in questi giorni, e da più di due mesi ormai, attanaglia la penisola salentina costringendoci a vivere giorni infuocati, sudaticci e malati. Davvero, per dirla col poeta, “la morte si sconta vivendo”.