di Antonio Lucio Giannone
[Sintesi dell’intervento letto in occasione della serata In ricordo di Luigi Scorrano, svoltasi nella Sala consiliare del Comune di Tuglie il 28 ottobre 2023]
A Luigi Scorrano (Tuglie, 1938 – ivi, 2023) sono stato legato da un lungo rapporto di amicizia, di stima, di collaborazione che risale a oltre quarant’anni addietro. Lo conobbi verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, allorché frequentava l’Università di Lecce dove teneva lezioni e seminari presso la cattedra di Letteratura italiana della Facoltà di Magistero. Io allora ero assistente di Letteratura italiana moderna e contemporanea a Lettere e incominciavo a pubblicare i miei primi lavori. Nel 1983, nella collana “Minima” diretta da Mario Marti per le edizioni Milella di Lecce, uscì il volumetto Bodini prima della “Luna”, che Gigi (così lo chiamavamo gli amici) mi recensì sulla rivista dell’Università Cattolica di Milano, dove aveva studiato, “Otto/Novecento”, della cui redazione faceva parte. Quello stesso anno, quindi esattamente quarant’anni fa, mi invitò a Tuglie per presentare la sua monografia su Alberto Bevilacqua, uscita nella collana “Il Castoro” della Nuova Italia. Da allora fino agli ultimi tempi il nostro rapporto non si è mai interrotto. Mi inviava lettere, sempre garbate e ricche di leggera ironia (anche verso se stesso), che io conservo così come conservo tutti i suoi volumi che ricevevo con dediche gentili e affettuose. Io, a mia volta, ricambiavo con le mie pubblicazioni che lui recensiva puntualmente. Dal canto mio, anch’io mi sono occupato di alcuni suoi libri di saggistica, di narrativa, di poesia, che in qualche occasione ho presentati a Tuglie e a Casarano.