di Paolo Vincenti
Non si capisce come mai un artista come Massimo Bizzarri, autore fra gli anni Ottanta e Novanta di tre pregevoli raffinati e godibilissimi album di musica d’autore, sia scomparso dalle rotte della discografia italiana. “Noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte”, canta Guccini in Canzone di notte n.3, “lasciamo dire. Ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte per scomparire”. La sua immersione si è rivelata talmente profonda da scomparire dalla “quota periscopica”, per dirla col titolo di un suo album, e far perdere di sé le tracce. Grande amico e collaboratore di Piero Ciampi (a cui dedica, fra le altre, la canzone “Se ci fosse Piero”,) compagno di grosse bevute, come vuole la leggenda, Bizzarri viene dal piano bar: lunghi anni di gavetta fra i locali romani a cantare la notte per sbarcare il lunario. Dotato di una voce interessante e abile nella scrittura dei testi, si convince, su consiglio di Ciampi, a presentare dei provini alle case discografiche. Viene snobbato dalle major, forse perché nemmeno lui ci crede abbastanza o forse perché più interessato alle donne e al wisky sempre per assecondare una certa letteratura che lo vuole un bohemien alla trasteverina talentuoso e maledetto. Pubblica quindi nel 1983 con la Yep il suo album d’esordio, Gocce di vita, interamente scritto da lui, contenente le tracce: Ma tu ci credi tu / Coraggio uomo / Canzone per Piero Ciampi / L’etilista /La verità / Sesso / Amore amore amore mio / Un’osteria tra le stelle / Eppure ti amo/. L’album è molto vario dal punto di vista musicale e i testi sono supportati da una matrice poetica che li rende degni di nota, con suggestioni letterarie ed esotiche alla Paolo Conte. Ma Bizzarri scrive molto per gli altri cantanti come Mina, Massimo Ranieri, Al Bano, José Carreras, Riccardo Cocciante, Carlo Delle Piane, ecc.
Nel 1990, prodotto dalla Calycanthus di Antonio Coggio, pubblica Quota periscopica, con: Ferragosto / Ma tu ci credi tu / Legione straniera / Malaga / Umida orchidea / Senza titolo / Autunno del ’58 / Addio rivoluzione / Fregene/. Nel 1993 pubblica Bizzarro Bizzarri, con: Trastevere ’90 / Loco amor / In questo mondo / Se ci fosse ancora Piero / Pepè le Mokò / Ragazzi colorati / L’elefante / Questo amore / Nostalgia/, una più bella dell’altra. Poi “si dà”, come dicono i romani, ovvero scompare dalla scena musicale italiana, si eclissa, si immerge, si perde nell’oblio. Restano le sue canzoni, meritevoli di miglior fortuna.
Grazie per le belle parole che hai avuto per me. Sono sparito per vari motivi: uno di questi è stato il passaggio da me non condiviso, ma accettato, dalla EMI (Quota periscopica) alla RTI (Bizzarro Bizzarri). Da allora non ho più avuto molta voglia di apparire in pubblico, di fare giri promozionali e tutte le “scocciature” che comporta essere un artista pop. Un altro motivo (molto più importante) è stata la scoperta nel 2000 di avere un brutto cancro alla laringe (le sregolatezze si pagano). Ho subito un intervento demolitore, un vero viaggio all’inferno e ritorno. Sono salvo, ma con un terzo della mia voce di un tempo. Ho preferito fare l’autore e riaffacciarmi in quel mondo classico da cui provenivo. Ora sono vecchio e nonno e mi sono permesso di scrivere un libro che narra la storia di un mio locale con tanti aneddoti su Rino Gaetano, Paolo Conte, Stefano Rosso, Tony Scott e altri. Naturalmente anche Piero Ciampi. Te lo consiglio: si intitola “C’era una volta l’Angelo e il Diavolo” (edizioni Il Seme Bianco.” Un caro saluto. Massimo Bizzarri
grazie molte del tuo commento.
A presto