La deduzione è che occorrerà sbarazzarsi dei modelli che finora abbiamo utilizzato nel nostro approccio al mondo: la conversione e la rivoluzione. Infatti, nella conversione cambia solo il soggetto mentre il mondo rimane uguale a se stesso (ricordate l’Innominato manzoniano?); nella rivoluzione il soggetto, che rimane uguale a se stesso, pretenderebbe di cambiare il mondo. In realtà, “in un caso e nell’altro il soggetto contempla la propria potenza” (II. Trasformazioni).
Gli insetti ci insegnano un terzo modello, quello del bozzolo. Coccia dice che gli individui non sono altro che bozzoli, nell’arco della vita sviluppanti diverse forme: il bambino, il giovane, l’adulto, il vecchio: sono sempre lo stesso individuo che si trasforma nel tempo come l’insetto è larva, pupa e imago. Questo modello è valido per ogni vivente, ogni vivente è un bozzolo e così tutta la Terra è un enorme bozzolo contenente un infinito numero di bozzoli accomunati dal principio vitale unico ed essenziale della metamorfosi: “La Terra, nella sua totalità, è un immenso bozzolo che impedisce ad ogni soggetto di compiacersi della propria forza.
I bozzoli sono ovunque e non aspettano nessun appello alla conversione o alla rivoluzione… Nessun bisogno di protestare. Nessun bisogno di insorgere contro qualcuno. Nessun bisogno di putrefarsi. Basta cambiare pelle. Cambiare semplicemente volto. Cambiare corpo. Diventare un altro” (II. Il bozzolo del mondo).
Se è possibile individuare un risvolto ideologico nel pensiero di Coccia, esso è in queste parole, che esplicitamente invitano l’individuo ad affidarsi al processo naturale di trasformazione del vivente. Tutti poveri illusi i convertiti e i rivoluzionari. Albert Camus (L’uomo in rivolta) si è già rigirato nella tomba!
Il cambiamento del mondo, infatti, avverrà naturaliter, diventeremo altri corpi viventi, che lo vogliamo o no, poiché ogni morte porta il ringiovanimento della vita, che sempre andrà avanti per la sua strada, senza fermarsi mai. Andrà avanti com’è sempre andata, con le guerre, con la violenza, le disuguaglianze, le torture, la brama di dominio dell’uomo sull’uomo, le ingiustizie. Nessuno potrà mai farci nulla. Pertanto, occorre accettare la nostra condizione di umani, bozzoli tra bozzoli, una condizione che, a dispetto di ogni metamorfosi, non cambierà mai per nostra volontà, ma solo per questa forza cieca che è la vita.
Questo è il vivente che immagina Coccia: una grande metafora del mondo nel quale effettivamente viviamo, che così risulta giustificato anche nella pienezza dei suoi orrori, secondo l’ordine del discorso dominante che non può essere messo in discussione. E chi lo fa è un illuso che vuole convertirsi o vuol fare la rivoluzione fuori tempo massimo. La stessa tecnica è assolta poiché “fa di se stessa il soggetto, l’oggetto e il mezzo dell’atto di trasformazione” (II. Una nuova idea di tecnica). Sicché anche l’utilizzo della bomba atomica, il più nefando strumento della tecnica umana, troverebbe qui la sua motivazione, se non giustificazione.
Forza delle metafore: dissimulano la realtà inventando un mondo che non conoscevamo e che in realtà nasconde quello nel quale viviamo, e che conosciamo fin troppo bene! E dunque, al di là del fascino in cui ci irretisce la teoria del bozzolo, quale credito possiamo dare all’operazione ideologica di Coccia?