di Pietro Giannini
L’immagine più significativa del conflitto israelo- palestinese, tra le mille che ogni giorno ci vengono proposte, non è una che illustra l’assalto ai kibbutz o i movimenti di Tsahal dentro Gaza, ma quella della donna israeliana che dice “Shalom” al miliziano di Hamas che l’ha accompagnata al varco di Rafah. La donna, Yocheved Lifshits, è una vecchietta di 85 anni che ha subito un rapimento, è stata trasportata su una moto, è stata fatta camminare per chilometri dapprima all’aperto poi nei tunnel di Gaza, è stata tenuta chiusa per 17 giorni, anche se, come dice F. Caferri che ne dà notizia su La Repubblica del 23 ottobre 2023: “i materassi per terra, gli abiti puliti, i servizi igienici disinfettati, il pane e il formaggio.” La stessa donna, sempre nel report dell’articolo, commenta: «Non volevano che stessimo male. Una persona si era ferita cadendo dalla moto e un medico è venuto a visitarla tutti i giorni: gli ha dato antibiotici e cambiato le medicine fino a quando non è stata meglio». Ed ecco il commento della giornalista: “Si spiega così, forse, il gesto finale di Yocheved Lifshits lunedì sera verso l’uomo di Hamas che la consegna nelle mani dell’operatrice del Comitato internazionale della Croce rossa, sotto lo sguardo delle telecamere del gruppo. Mentre la sua compagna resta in silenzio, lei si gira e cerca la sua mano per stringerla: «Shalom», sussurra. Un saluto, ma anche un simbolo di pace. Quella scena, quella parola, ieri sono rimbalzate ovunque qui in Israele”.