di Andrea Gialloreto
Sarebbe un compito improbo dar conto di tutti gli spunti, i ritrovamenti, le inedite connessioni, i passaggi tra i diversi registri della parola letteraria attivati dai contributi proposti, su sollecitazione di Antonio Lucio Giannone, per il Convegno Internazionale ospitato dagli Atenei del Salento e di Bari nel dicembre del 2014 in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Vittorio Bodini. I due volumi dedicati all’indagine a larghissimo spettro sull’opera e la poetica di uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento coronano il ricco catalogo di edizioni e studi che nel giro di pochi anni l’editore Besa di Nardò ha offerto ai lettori grazie alla collana «Bodiniana», che, diretta da Giannone, si è giovata della ricca messe di materiali inediti e carteggi custoditi presso l’archivio Bodini dell’Università del Salento. Vittorio Bodini fra Sud ed Europa (1914-2014), pubblicato nel 2017, sintetizza e mette a frutto i risultati del lungo lavoro di scavo intrapreso dai maggiori specialisti della versatile produzione bodiniana: queste edizioni hanno fatto emergere, nel quadro del Bodini già noto – ossia il poeta e l’ispanista – la sua feconda attività di narratore, testimoniata dal romanzo Il fiore dell’amicizia e dalle prose di Barocco del Sud, cui si accompagnano le felici prove del prosatore e dello scrittore di viaggio (Corriere spagnolo). Gli epistolari con Erba, Sereni e Sciascia, accanto al recupero delle prime edizioni delle raccolte pubblicate in vita (La luna dei Borboni, Dopo la luna, Metamor), consentono di mettere meglio a fuoco il progetto poetico dell’autore salentino, sostenuto da un’idea forte centrata sul nesso immaginativo e culturale tra Sud ed Europa; Bodini, negli interventi sulla rivista «L’esperienza poetica» (qui oggetto delle analisi di Mario Sechi e di Daniele Maria Pegorari) e mediante il serrato confronto con i protagonisti della generazione artistica postbellica, ha difeso i propri convincimenti con decisione, alternando il dialogo con la polemica, ed è riuscito così a definire un itinerario lirico che si dipana in forme “reattive” rispetto alla tradizione e alle tendenze dominanti per approdare, secondo l’efficace definizione di Glauco Cambon, a «un realismo metafisico con impennate barocche».