di Antonio Prete
Un’immagine al giorno sul display,
oggi una bianca cascata e gli uccelli
che volano leggeri nella schiuma,
ieri un’iguana ti fissava con grandi
occhi dal suo mantello verde, è la terra
con le sue meraviglie che ti saluta
al mattino se accendi il cellulare,
iceberg come angeli superbi, fughe
di dune verso un blu oltremare, aurore
boreali, albatri in volo sopra lande
di ghiaccio. Trionfo di forme, di colori.
La bellezza del mondo in pixel di luce.
.
Ma mi distraggo, pensando alla luce cinerea
che accerchia in queste sere la luna nuova,
al falco che saliva ieri a grandi cerchi
verso un suo centro azzurro. Poi, non so come,
mi viene in mente un fiume verde
che, svoltato il sentiero, ci apparve
un giorno a Creta nell’abbaglio dello zenit,
scorreva lento tra palme, tra papiri,
curvava tra le sabbie e se ne andava
fianco a fianco col mare lungo la riva.
.
È incerta la mia lontananza, facile a sfocarsi,
si difende come può dall’oblio,
è contenta però del suo vantaggio,
quello di starsene nascosta, vicina al respiro,
in un cantuccio tra il silenzio e la parola.