Capote e quell’ossessione per la “scrittura verità”

di Adele Errico

Il volume Conversations with Capote di Lawrence Grobel esce per la prima volta negli Stati Uniti nel 1985, una raccolta di interviste realizzate tra il 1982 e il 1984. Minimum fax ripropone per la seconda volta le interviste con il titolo Colazione da Truman (minimum fax 2023), un dialogo serrato tra Grobel, scrittore  e giornalista statunitense definito dalla potente scrittrice Joyce Carol Oates “il Mozart degli intervistatori”, e Truman Capote, eccentrico e stravagante pilastro della letteratura americana.

Quella dell’intervista è un’arte delicata, quasi chirurgica. Intervistare significa tentare di insinuarsi tra le crepe più intime della persona, scegliere le domande giuste per spogliare, denudare, scoprire le ferite, arrivare alla carne viva e renderla materia di racconto. Colazione da Truman – titolo che ricalca l’opera più conosciuta di Capote – si compone di undici sezioni che ripercorrono la vita, l’opera e l’arte di Capote, intrecciando il tutto in una narrazione che consente di averlo davanti agli occhi: non era alto, raggiungeva a fatica il metro e cinquanta, biondo, il viso senza tracce di barba, una voce acuta, femminile. L’incontro con la scrittura avviene quando è un bambino, ha solo otto anni quando sente l’esigenza di scrivere i primi racconti. La madre, incapace di accettare l’omosessualità di Truman, lo costringe all’accademia militare, nella speranza che possa, così, imitare gli atteggiamenti virili dei suoi compagni d’accademia. Tuttavia, una costrizione del genere non ha alcun effetto sul carattere ribelle di Capote. A diciotto anni trova lavoro part-time come fattorino al “New Yorker” ma, dopo due anni, sarà licenziato a causa di un litigio con il poeta Robert Frost. Il suo primo romanzo segue una marcata linea autobiografica e prende il titolo di “Altre voci altre stanze”: le voci sono quelle della sua famiglia che risuonano tra le stanze piene d’ombra della sua casa d’infanzia, in Alabama, ma che diventano “altre” nel momento in cui subentra il filtro della fiction e si prestano a divenire materiale narrativo.

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