Nuove scoperte archeologiche a Muro Leccese 2023

Grazie all’intenso programma di scavi e ricerche sviluppato nel corso degli ultimi dieci anni dall’Università del Salento, sotto la guida di Francesco Meo, l’archeologia di Muro sta emergendo con una ricchezza imprevista, anche perché il sito sembrava tristemente abbandonato ad una espansione edilizia che stava cancellando qualsiasi traccia del passato.


Dischi in terracotta del III sec. a.C.

Nell’ultima campagna di scavi su concessione del Ministero della Cultura (Soprintendenza SABAP Brindisi Lecce), realizzati con una larga partecipazione di giovani entusiasti, provenienti dall’Ateneo salentino e da altre università italiane, spagnole, francesi ed olandesi, i risultati sono particolarmente apprezzabili. In un’area non distante dalle mura vanno emergendo elementi inediti della religione dei messapi: sinora sono emersi due elementi di grande interesse e ambedue appaiono legati all’uso dell’acqua: un profondo pozzo cilindrico ed una piattaforma di lastre che costituiva il fondo di un ampio bacino rettangolare, definito da una balaustra ornata da cornici e modanature. Nel periodo di maggiore frequentazione, tra IV e III sec. a.C., l’acqua del pozzo era utilizzata per riempire il bacino, dove potevano svolgersi abluzioni e immersioni rituali in cui l’acqua era utilizzata per pratiche di purificazione. Lo studio degli abbondanti manufatti servirà a precisare se si possa trattare di rituali di passaggio delle fanciulle in prossimità del loro accedere al ruolo nuziale, come avviene in alcuni santuari greci. Sinora il terreno ha restituito oggetti coerenti con questa lettura: dischi in terracotta usati come matrici per dolci, bacini in terracotta per le abluzioni decorati ad onde, un tesoretto di sedici monete di argento offerte alla divinità insieme ad una preziosa brocca di bronzo. E’ la prima volta invece che si ritrova sulle lastre in calcare, poste sul fondo della vasca rettangolare, una speciale decorazione a bassissimo rilievo, costituita da fasce a zig-zag sovrapposte, a formare un’elegante partitura geometrica, tipica del gusto decorativo messapico. Quando la vasca si riempiva, il susseguirsi di linee spezzate disegnate sul fondo doveva suggerire il movimento  dell’acqua, con un raffinato effetto che alludeva al liquido come fonte di vita.


Lastre sul fondo della vasca con decorazione a zig-zag (IV sec. a.C.)

 L’area intorno alla vasca era occupata da altari e da piattaforme per offerte sacrificali realizzati nel calcare locale. Tutti sono stati rinvenuti all’interno del pozzo dove furono scaricati evidentemente in un momento in cui questo si era seccato e non forniva più il prezioso elemento alla base delle attività di culto, portando così all’abbandono delle strutture. Il fenomeno dei pozzi disattivati con il riempimento di materiali vari in età ellenistica andrebbe indagato con attenzione anche alla luce dei cambiamenti climatici che interessano il mondo antico e che, come è noto, furono causa non secondaria della crisi dell’Impero romano. Le indagini ambientali nell’area mediterranea fanno registrare a partire dall’VIII sec. a.C. il prevalere di un clima più freddo, umido e piovoso che durò sino all’età ellenistica, nel corso del III sec. a.C., quando si manifesta un cambiamento verso un clima caldo-secco. Certamento il fenomeno può aver provocato un abbassamento significativo delle falde che rese inutilizzabili i pozzi scavati nei secoli precedenti e quindi il loro abbandono e riempimento con materiali di scarico.


Orlo di bacino lustrale in terracotta con motivo ad onde

Sono soltanto alcuni dei temi che gli scavi recenti di Muro portano alla riflessione scientifica, ma le attività promosse dall’equipe guidata da Francesco Meo permettono di riconoscere la dimensione sociale che l’archeologia può assumere se interagisce con le realtà in cui si svolgono le ricerche. Oggi si parla molto di archeologia pubblica (ma può esistere un’archeologia privata?), facendo anche giustamente riferimento a documenti europei come la Convenzione di Faro; io preferisco parlare di archeologia di comunità, che mette l’accento su dinamiche che partono dalla base sociale. A Muro tutto questo avviene, con iniziative di grande coinvolgimento come l’ultima, che si rivolge ai più giovani: le Olimpiadi dei Messapi. Gli alunni delle scuole primarie dei siti archeologici del Salento, attraverso lo sport e le attività agonistiche, entrano così in contatto con le radici dei loro territori  e partecipano da protagonisti. Avendo tanto lavorato per il Museo Diffuso, sono anche particolarmente orgoglioso che, nella prima edizione, siano risultati vincitori i ragazzi di Cavallino.


Il tesoretto di monete di argento IV sec. a.C.

Questa ed altre iniziative hanno prodotto tanti risultati a vantaggio della comunità locale e Muro Leccese, proprio quest’anno, ha ottenuto un finanziamento significativo per incrementare questi progetti, grazie al Bando Borghi del MIC, dimostrando ancora una volta quanto sia sbagliata la frase che «con la Cultura non si mangia».


Brocca in bronzo del V sec. a.C.

[“La Repubblica-Bari”, 10 ottobre 2023]

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