Vittorio Bodini tra Spagna e Italia

di Giulia Vantaggiato

Il volume, curato da Juan Carlos de Miguel y Canuto, raccoglie i frutti della Giornata di studi tenutasi presso la Facoltà di Filologia, Traduzione e Comunicazione dell’Università di Valencia il 1° marzo 2018, seguita, il giorno successivo, da una seconda Giornata i cui Atti sono raccolti nel volume España e Italia: el Siglo XX, a cura di Irene Romera Pintor e già recensito in questa sede (IX, 33). Come sottolinea Antonio Lucio Giannone nel suo contributo, la raccolta di studi presa in esame risulta particolarmente preziosa poiché rappresenta la prima occasione in cui la figura di Vittorio Bodini valica i confini nazionali per diventare oggetto di approfondimento critico nella stessa Spagna che tanto amò e a cui dedicò buona parte della propria carriera. Le «parole protese» cui accenna il titolo della raccolta, sono quelle di Bodini, colto in queste pagine nelle sue varie dimensioni di «poeta, crítico e historiador literario, traductor y mediator cultural», come lo definisce Manuel Carrera Díaz nella Presentacíón; ma anche quelle dei tanti studiosi, italiani e spagnoli, che con i loro contribuiti dialogano vicendevolmente, nel tentativo di ricucire la distanza geografica tra Italia e Spagna che già nel cuore del poeta aveva trovato sintesi.

Il primo contributo è quello di Consuelo de Frutos Martínez, la quale sottolinea il ruolo di mediatore culturale assunto da Bodini in un contesto storico-politico che vedeva la Spagna isolata sullo scacchiere internazionale a causa della dittatura franchista. Ripercorrendo le tappe biografiche fondamentali del poeta, la studiosa sottolinea l’importanza dell’incontro di Bodini con lo scrittore Juan Ramón Masoliver, avvenuto a Roma nel 1946 e i successivi contatti con gli altri poeti contemporanei spagnoli. Bodini, partito da un interesse prettamente culturale nei confronti della Spagna, osservata attraverso le due «lenti deformanti» di Lorca e della propria città, assume, una volta rientrato a Lecce, un atteggiamento più critico nei confronti del franchismo: attraverso i suoi reportage, poi raccolti nel Corriere spagnolo, e i suoi scritti critici, l’ispanistacontribuì ad aprire un varco, rendendosi promotore della cultura spagnola in Italia e riuscendo così a lacerare il velo della censura franchista.

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