Manco p’a capa 166. La Natura si ribella

Il Pianeta Mare Film Festival celebra il rapporto della nostra specie con la natura e, soprattutto, il mare, visto che copre più del 70% della superficie del pianeta e che, essendo un volume, rappresenta più del 90% dello spazio abitato dalla vita.

Nonostante una floridissima produzione documentaristica sulla natura, abbiamo difficoltà a comprendere quanto l’oceano sia essenziale per il nostro benessere. Da dove viene l’acqua che esce dai nostri rubinetti? Se non piove i fiumi vanno in secca e le riserve di acqua si prosciugano. L’acqua torna quando finalmente piove. L’acqua delle nuvole arriva in cielo dall’oceano: le perturbazioni atlantiche si formano per evaporazione dell’acqua oceanica, e poi si spostano verso l’Europa. Le nuvole che vediamo in cielo sono l’Oceano Atlantico. L’acqua che esce dai nostri rubinetti è quella dell’Atlantico. Il ciclo dell’acqua fa parte dei programmi scolastici ma, di solito, viene insegnato in modo astratto e la relazione tra il rubinetto e l’Atlantico non è così “logica” come dovrebbe essere. Lo stupore che ci pervade di fronte alla natura (OHHH) deve diventare consapevolezza (AHHH) e il Pianeta Mare Film Festival è anche un momento creativo attraverso il workshop di Valerio Ferrara che guida studenti universitari alla realizzazione di corti a tema marino. Saranno creati durante il Festival e verranno mostrati al pubblico l’8 di ottobre, giorno della premiazione. Giovani cineasti hanno già realizzato un corto in cui una intervistatrice chiede ai passanti: quali sono gli animali e le piante più importanti? Ottenute le risposte, chiede il perché della scelta. Dopo le risposte dei passanti spiego, in pochi minuti, che le risposte giuste sono: i copepodi e le diatomee. Sono loro che fanno funzionare gli ecosistemi in quel 90% dello spazio abitato dalla vita: AHHH. Non lo sa nessuno! Ancora più importanti sono i batteri, che permettono il riciclo della materia che, da vivente, passa allo stato non vivente, per poi tornare vivente con la fotosintesi.

Il mondo è ospitale per noi perché c’è l’oceano globale, senza il quale la vita non sarebbe possibile, inclusa la nostra. Se questa consapevolezza manca, diventa tenue la speranza di attuare una transizione ecologica che ci rimetta in armonia con la natura.

Tornando a Frank Zappa, vale la pena di ricordare che, senza il suo spesso cinico humor, ha composto la colonna sonora di un documentario di Jacques Cousteau: Alaska: outrage at Valdez. La petroliera Exxon Valdez naufragò in Alaska e diventò essa stessa un mostro che attaccò la natura. La transizione ecologica prevede l’abbandono dei combustibili fossili e l’eliminazione di questi rischi di disastro ambientale. Uno lo abbiamo subito in Mediterraneo con il naufragio della petroliera Haven.

Musica, cinema, fiction e documentari convergono nel lanciare messaggi che cercano di farci capire qualcosa. Nei classici monster movies di solito ci salviamo dal mostro, dopo aver subito i suoi attacchi, e i sopravvissuti si rendono conto della loro follia. I mostri li hanno resi più saggi, più cauti. Nella realtà questo non avviene: continuiamo a scherzare con la natura.

Se siete a Napoli dal 4 all’8 ottobre venite al Pianeta Mare Film Festival, parleremo di mostri, di cinema, di scienza, di musica, e di conversione e transizione ecologica.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 1° ottobre 2023]

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