Artisti contemporanei galatinesi 17. Mario Serra

E da questi gli deriva anche la prima lezione di mestiere e di tecnica, che solo oggi molti giovani hanno disperso, che educava a “fare bene la punta alla matita” e con quella lancia affilatissima, di sapienza e sensibilità estreme, seguire il fluire del tempo e delle stagioni sulla pagina di un libro, sull’increspatura porosa del foglio illustrato; con una calligrafia da miniatore certosino che coglie le infinite sfumature della materia e del fenomeno fisico, come si manifesta all’occhio attento del suo interprete. Il tutto filtrato attraverso l’uso di un segno netto, pulito, di verginale castità luminosa, che sostanzia la natura tutta intimista del suo afflato poetico.

Le amiche, acquaforte, 1950.

Ancora allievo della scuola urbinate – da cui, affettivamente, non si staccherà mai, rimanendoci legato non solo per affiliazione culturale, ma anche per vincoli di sincera amicizia – arrivano i primi consensi ed i riconoscimenti per quella che sarà non solo una vocazione, ma una carriera artistica ricca di soddisfazioni e impegni di lavoro – non va dimenticato che Serra è stato, in anni assai precoci, insegnante di disegno e di tecniche incisorie ed ha prestato servizio, per oltre trent’anni, come direttore degli Istituti d’Arte di Calitri, Ascoli Piceno, Bari e Galatina – d’esaltanti conquiste e sacrifici, tutti rivolti verso la difesa dell’arte e l’educazione artistica delle giovani generazioni. Nel rivedere i risultati successivi della sua opera non possiamo esimerci dal chiamare in causa l’influsso che su di lui ha esercitato l’opera di alcuni sommi maestri del Novecento pittorico italiano, poc’anzi ricordati, non foss’altro per quella dichiarazione d’appartenenza ad una precisa compagine dell’arte figurativa italiana legata alla natura metafisica della storia e della realtà, ma anche alla sostanza esistenziale di queste rapportate all’uomo.

Troppe le coincidenze ed impossibile per chiunque sottrarsi al fascino di una pittura, appunto, realista (di quel realismo magico ancora venato di metafisica) di matrice “primitiva” (nel senso di un primitivismo legato alle vicende della pittura italiana delle origini trecentesche e quattrocentesche), assolutamente figurativa che, al calare del quinto decennio del Novecento, guardava con sospetto non solo all’astrattismo, ma alle ubriacature Informali e Dada dell’arte americana incombenti e minacciose sull’Europa e l’Italia.

Serra si dimostra pittore riflessivo, di spessore e animo profondo, che sa calibrare gli apporti, i rimandi e i prestiti, tanto la sua pittura si commuove per il variare cangiante di un colore e si compiace per l’effusione plastica della luce che modella la materia di un paesaggio, di un nudo, di una bella natura morta. Ma se i prestiti stilistici ci sono e sono per un occhio ben attento, riconoscibili, è altrettanto vero che questi sono presto assimilati e rielaborati, come filtrati, attraverso la sensibilità estetica e la struttura linguistica di una sintassi espressiva del tutto personale.

Natura morta con ritratti, tempera, 1959.

Esce così dal suo pennello, come dal pastello più tenero e dalla tempera più sottile, una serie di paesaggi e vedute, di composizioni silenti di oggetti e figure, come bloccati in una statuaria immobilità pensosa, straniati nell’ambiguità dell’ora, nell’affogatura di un colore caldo, nella brezza di un blu ceruleo che si placa in lontananza nel bagliore riflesso del mare. Luoghi amati e conosciuti, vissuti nel sangue e nella carne della memoria. Ma anche composizioni allegoriche, di calibratissima partitura simbolica, tanto sono impaginate entro griglie strutturali che ricordano l’affacciarsi dello sguardo per balconi e finestre, come nel proscenio di un teatrino esistenziale, dove la vita insegue, leggera come un battito d’ali, l’ingenua stagione dei sentimenti e si vena di placido abbandono; dove la memoria e la nostalgia del tempo superano nell’abbraccio caldo della terra e dell’argilla, dove anche l’ultima ombra si attarda sulle espressioni contrite e velate di una dolente malinconia, che preannuncia il dissolversi della stagione più bella, quella della giovinezza e dei primi amori.

L’arte di Mario Serra è ancora tutta da scoprire nella sua complessa struttura e interezza poetica, perché troppo lungamente riservata all’apprezzamento di pochi fortunati eletti e cultori del bello, che in via confidenziale hanno potuto godere della sua sofisticata introspezione estetica. In definitiva, la sua pittura appare al nostro sguardo, come l’elevarsi solitario di un canto antico che, dalle terre mediterranee di Puglia, ancora appassiona e intriga la mente; come il cuore struggente delle sirene per Odisseo che, infine si abbandona disarmato all’eloquenza di un segno e di un colore senza tempo e limite, su cui posare tutte le nostre umane fatiche.

Urbino, dicembre 2010

***

L’attività artistica di Mario Serra

Nudino in un paesaggio serale, tecnica mista, 1951.

Nel 1945 vince il I premio per l’incisione alla Mostra delle Arti Figurative, promossa dalla città di Lecce;

  • nello stesso anno organizza la prima mostra personale di incisione calcografica a Galatina (Lecce), sotto gli auspici della Croce Rossa Italiana;
  • partecipa a Forlì ad una mostra di pittura nazionale riservata agli allievi dell’Istruzione Artistica e la commissione lo segnala;
  • nel 1948 l’Accademia Raffaello di Urbino gli assegna il “Premio Renzetti” quale migliore allievo dell’Istituto Urbinate;
  • partecipa nel 1951 al “Premio Diomira” alla Galleria del Naviglio in Milano;
  • partecipa al “Premio Diomira 1955” sempre presso la Galleria del Naviglio, vince il premio della Banca delle Province Lombarde ed espone le opere segnalate a Venezia nella Galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa;
  • partecipa alla I Mostra Nazionale d’Arte di Trieste nel 1952;
  • partecipa, nel 1950, alla Mostra Internazionale d’arti grafiche di Lille (Francia) e vince il primo premio per l’illustrazione calcografica del racconto di X. De Maistre “Le lepreux de la cité d’Aoste”;
  • mostra personale, nel 1951, di disegni ed acquaforte a Lecce nelle sale del Circolo Cittadino;
  • partecipa, nel 1952, alla II Mostra di Pittura del “Maggio di Bari” e vince il Premio Acquisto del Ministero della P.I.;
  • partecipa, nello stesso anno, alla I Mostra Nazionale d’Arte di Trieste;
  • partecipa alla Mostra Nazionale di Pittura-Premio Terni;
  • partecipa al Premio Taranto;
  • invito dell’Istituto di Urbina a partecipare ad una Mostra d’Arti grafiche in Spagna;
  • partecipa al Premio Nazionale di Pittura Michetti a Francavilla a Mare (Pescara);
  • partecipa alla Mostra d’Arte Nazionale la “Vita nel Mezzogiorno d’Italia” con pitture ed incisioni ed acquisto, dal M.P.I., di un’opera;
  • vince il 1° Premio “Lido San Giovanni” per il bianco e nero a Gallipoli (Lecce);
  • invito e partecipazione, nel 1956, alla VI Mostra Nazionale di pittura contemporanea del Maggio di Bari;
  • premio del Presidente della Repubblica alla 2ª Mostra Giovanile in Roma – palazzetto San Marco;
  • invito e partecipazione alla rassegna delle Arti Figurative del Mezzogiorno a Napoli;
  • invito e partecipazione e 2° premio alla I Mostra Incontri con la Gioventù in Roma;
  • invito dal Direttore della Calcografia Nazionale a depositare una cartella di incisioni presso la medesima istituzione;
  • partecipa alla mostra degli Artisti Pugliesi a Bari e acquisto di un’opera da parte del Genio Civile di Lecce;
  • partecipa alla mostra nazionale d’Arte Contemporanea ad Oria (Brindisi) e vince il premio per l’incisione;
  • partecipa ad una Mostra di Pittuta organizzata dalla Associazione Turistica Gallipoli per un gruppo di pittori salentini;
  • partecipa, nel 1956, al Premio Burano e premio acquisto di un’opera calcografica;
  • partecipa, nel 1956, al I Premio d’arte figurativaTitano nella Repubblica di San Marino;
  • partecipa, nel 1957, alla Biennale dell’incisione a Venezia e Ljubljana;
  • partecipa, nel 1961, al X Premio Nazionale di Pittura Golfo delle Spezia;
  • partecipa, nel 1961, a Lerici alla V Mostra – Concorsi per Scuole Italiane d’Arte Ceramiche indetta dal M.P.I. nella sezione riservata ai Maestri;
  • partecipa alla Mostra Nazionale del Disegno e della Incisione a Reggio Emilia;
  • partecipa, nel 1963, al Premio di Pittura San Benedetto del Tronto;
  • partecipa alla Quadriennale Romana del 1966;
  • partecipa, nel 1961, alla Mostra Internazionale della Ceramica in Faenza e 1° premio per un vaso decorato;
  • varie mostre personali alla Galleria del Sottano a Bari; presentazione in catalogo da Carlo Alberto Petrucci, a Lecce da Vittorio Bodini, sempre a Lecce da Vittorio Fiore, a Galatina da Donato Valli;
  • nel 1972 conferimento dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Argento per la “Scuola, la Cultura e l’Arte”.

Come insegnante ha prestato servizio all’Istituto d’Arte di Lecce, a quello di Calitri (Av), Ascoli Piceno, Bari, Galatina.

Dichiarato idoneo a ricoprire la cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Brera – Milano 1962/1963.

In qualità di Direttore, quale vincitore di concorso, ha prestato servizio dal 1959 al 1992 negli Istituti d’Arte di Calitri (Av), Ascoli Piceno, Bari e Galatina.

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Curriculum vitae di Mario Serra

Paesaggio marchigiano, acquaforte, 1958.

Il prof. Mario Serra è nato a Galatina (Lecce) il 23 giugno 1927.

Ha compiuto gli studi artistici presso l’Istituto di Belle Arti delle Marche in Urbino, dove si è diplomato nel 1949, e nello stesso ha frequentato il corso superiore di Magistero abilitandosi all’insegnamento delle tecniche calcografiche.

Dopo aver compiuto il servizio di leva quale ufficiale di complemento nel 3° Reggimento Bersaglieri, ha iniziato la sua attività didattica negli Istituti di istruzione artistica, e precisamente nell’Istituto Statale d’Arte di Lecce.

Successivamente è passato ad insegnare nell’Istituto Statale d’Arte di Bari e nello stesso tempo ha partecipato al concorso nazionale bandito dal Ministero della P.I. per quattro cattedre di Disegno di figura nei Licei artistici, conseguendo l’idoneità. Nel 1956/57 ha partecipato al concorso per la cattedra di Tecniche dell’incisione per l’Accademia di Brera, risultando idoneo.

Dopo si è trasferito a Galatina quale insegnante nella locale Scuola Statale d’Arte e, su proposta del presidente, il Ministero gli affidò l’incarico della vice direzione. Quindi, ha partecipato ai concorsi per direttore titolare nelle scuole statali d’arte, risultando vincitore.

Nel 1959 gli venne affidato l’incarico di fondare la Scuola Statale d’Arte di Calitri (Avellino) e l’anno successivo divenne direttore titolare della stessa.

Nell’anno scolastico 1965/66 il Ministero gli affidò la direzione dell’Istituto Statale d’Arte di Ascoli Piceno, continunado però, per disposizione ministeriale, a dirigere la scuola di Calitri.

Sui domanda, nel 1968, si trasferisce all’Istituto Statale d’Arte di Bari e poi, nel 1971, alla direzione dell’Istituto Statale d’Arte di Galatina, dove ha concluso, nel 1992, la carriera scolastica.

Numerosissime le sue partecipazioni a commissioni ministeriali sia per i concorsi a cattedra che per le direzioni degli istituti d’arte.

Morto a Galatina il 24 agosto 2021.

Paesaggio urbinate, acquaforte, 1965
Sotto l’albero, tempera, 1951
Periferia, tempera, 1960.
Finestra alla lisca di pesce, tempera, 1955.
Ritratto di uomo seduto, carboncino, 1964.
Donna seduta, carboncino, 1958.
Illustrazioni per le novelle di Boccaccio, acquaforte, 1964.

Illustrazioni per le novelle di Boccaccio, acquaforte, 1964.
La nevicata, acquaforte, 1959.
Veduta di Bergamo alta, acquaforte, 1963.

[Ringrazio Anna Maria Mangia e Ilaria Serra per avermi fornito le immagini che corredano il presente articolo]

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