Gli Studi di letteratura italiana contemporanea di Antonio Lucio Giannone

Il primo punto è particolarmente evidente nella prima e nella terza sezio­ne. Il saggio di apertura, ad esempio, in parte riscrive la ricezione immediata del Porto Sepolto, aggiungendo alle prospettive di Papini, Marone e Prezzolini quella di Ravegnani, basata su una critica tuttavia esclusivamente formale (“poesia orien­tale, fatta di fumo e rifrazioni […]. Poesia a contagocce!,” 22–23) che non afferra i motivi di fondo del poetare ungarettiano. Analogamente, i due saggi su Pirandello e Montale contribuiscono a far maggior luce oltre che sulla bio-bibliografia dei due autori anche sull’attività culturale di Saponaro. Questo primo orientamento critico è poi particolarmente evidente nei due articoli dedicati a Girolamo Comi (1890–1968), disposti come a specchio. Il primo ne traccia l’intero percorso poe­tico, dagli inizi decadenti e liberty fino alla concezione della poesia come missione religiosa, totalizzante, sacerdotale, che oppone Comi alla figura dell’intellettuale carismatico e centralista tipica di quei decenni e ne evidenzia la posizione affatto originale nel Novecento. Nel secondo Giannone fissa invece un momento in­termedio di questo percorso attraverso l’analisi della lirica “Cantico del mare” (composta nel 1931), di cui mostra i riferimenti già cristiani ma inseriti in una dimensione ancora panteistica, immanentistica, in una poesia, appunto, lontano dalle correnti ermetiche e moderniste in voga al tempo. Un medesimo impianto critico è rintracciabile anche nel saggio su Bodini, poeta, narratore, traduttore ancora poco ricordato (Giannone gli dedica da anni la collana “Bodiniana”), de­scritto prima nel suo itinerario intellettuale e poi come estensore del Quaderno verde (“il verde è troppo importante per la letteratura spagnola,” 111), relativo alla sua esperienza in Spagna tra il 1946 e il 1949.

Un orientamento simile si rintraccia anche nei saggi futuristi sul tema della macchina e sullo sviluppo del movimento nelle regioni meridionali, i quali por­tano alla luce autori, testi, riviste prima conosciuti solo marginalmente. È questa un’operazione importante per gli studi sul futurismo, poiché contribuisce a una sua definizione come movimento pluricentrico, variegato, capace di produrre esiti originali anche lontano dal suo capostipite. Assieme a quella su Poliziano e Leonardo, questa sezione contribuisce inoltre al secondo punto menzionato sopra, ossia la caratterizzazione del Novecento come secolo di tensione tra riscrittura e innovazione. Di grande interesse questi due saggi: quello su Poliziano traccia un articolato percorso che va da Carducci ad Angiolo Orvieto, passando per – tra gli altri – D’Annunzio, Pascoli, Pirandello e concludendo con un’interessantissima sezione musicale (Leoncavallo, Casella, Guccini), mentre il secondo mostra molto bene come l’immagine di Leonardo si sia evoluta attraverso i decenni da quella di individuo eccezionale e titanico a quella di rappresentante dell’integrazione tra le “due culture” (ad esempio in Gadda, Cecchi, Sinisgalli), in un percorso che com­prende Ungaretti, la grande mostra milanese del 1939 (dove diviene addirittura il prototipo dell’uomo nuovo fascista), le celebrazioni per il cinquecentenario della nascita del 1952.

La terza direttrice critica emerge soprattutto nella quarta sezione, che for­nisce categorie per leggere, interpretare, periodizzare. Di particolare interesse il saggio sulla linea poetica meridionale, distinta da quella fiorentina-ermetica e sud­divisa al suo interno in un filone più “tradizionale” (Quasimodo-Gatto-Sinisgalli) e uno più “autoctono” (Bodini-Fiore-Scotellaro). Sono individuati temi comuni, e le diverse modalità con cui questi sono declinati nei vari poeti: il Sud (tra proie­zione edenica e miseria presente), la storia (antica e recente), la religione e i morti, la famiglia.

Ricognizioni novecentesche permette quindi di avere a disposizione in un unico volume non solo diversi saggi finora rintracciabili solo singolarmente, ma soprattutto una ricca quantità di materiali e prospettive critiche che riflettono ver­santi importanti del lavoro di Giannone. Consigliato a chi si occupi di letteratura novecentesca ad ampio spettro, e di certo come manuale di approfondimento in corsi universitari.

[ Recensione a
Antonio Lucio Giannone, Ricognizioni novecentesche. Studi di letteratura italiana contemporanea. Avellino, Sinestesie, 2020, in “Quaderni d’Italianistica”, Canadian Society for Italian studies, vol. 42, n.2/2021, pp. 314-316]

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