Gli Studi di letteratura italiana contemporanea di Antonio Lucio Giannone

di Stefano Bragato

Giannone consegna alle stampe un volume che raccoglie tredici suoi saggi degli ultimi anni, apparsi in varie sedi. L’immagine della “ricognizione” è quella che davvero meglio descrive l’esperienza complessiva di lettura: il volume sorvola il campo letterario novecentesco sia geograficamente (da Nord a Sud, con occasionali escursioni all’estero) sia temporalmente, soffermandosi su alcune linee principali e offrendo al lettore un’ampia varietà di temi, motivi, metodologie critiche.

Il libro si suddivide in cinque sezioni. La prima raccoglie tre saggi frutto di ricerche su archivi e periodici del primo Novecento, che portano alla luce mate­riale dispersi o inediti ancora non accuratamente sondati dalla critica. Si tratta di un articolo di Giuseppe Ravegnani sul Porto Sepolto (“La poesia ed il contagocce,” in Gazzetta Ferrarese, 16 maggio 1918), e di alcune lettere a Michele Saponaro da parte di Luigi Pirandello (relative alla sua collaborazione con la Rivista d’Italia, ge­stita da Saponaro stesso) e di Eugenio Montale (a proposito, tra le altre cose, di una sua eventuale recensione per L’Ambrosiano del romanzo di Saponaro Giovinezza, del 1926). La seconda sezione dedica tre saggi a due autori di cui Giannone si è occupato a più riprese, ossia i salentini Girolamo Comi e Vittorio Bodini. Specificamente dedicata alla ricezione e alla fortuna di Poliziano e Leonardo nella cultura letteraria del Novecento sono poi i due articoli che compongono la terza sezione, mentre la quarta raccoglie un contributo sulle diverse posizioni degli in­tellettuali italiani nei confronti della Grande guerra (tra nazionalisti, democratici, rivoluzionari) e uno che esamina attori e temi della linea poetica meridionale nel Novecento. Chiudono il volume tre articoli a tema futurista, che si soffermano sulle tappe principali del dibattito italiano primonovecentesco attorno al parolibe­rismo, sul tema della macchina volante, sullo sviluppo del movimento al Sud, in particolare a Napoli e in Puglia.

Il libro presenta insomma una struttura composita e variegata; eppure è possibile rintracciarvi alcune linee comuni, poste in dialogo costante. Tre opera­zioni critiche in particolare emergono a mio parere più di altre: la messa in luce e l’analisi di autori e testi finora inclusi solo parzialmente nel canone e nel discorso novecentesco, la prospettiva sul Novecento come secolo di tensione e dialogo tra ricezione e riscrittura del classico e innovazione, e la messa a punto di una tasso­nomia critica utile per leggere, interpretare, periodizzare.

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