Per Luigi Scorrano: la critica letteraria come umiltà e passione

Tra le pagine dei libri, Gigi Scorrano si muoveva con leggerezza pur con l’istinto naturale alla filologia. Raccontava  l’opera attraverso i nuclei tematico- semantici essenziali, sciogliendoli e sviluppandoli in una narrazione critica che contemperava la Storia e le storie, rilevandone la loro prossimità e l’interdipendenza.

Ha fatto il critico adottando il metodo più antico: l’unico metodo che non può fallire, quello che garantisce una riuscita sicura, che protegge dall’avvicendarsi delle teorie, dei modelli, delle mode: leggere e rileggere uno stesso libro, uno stesso passo, una frase, una parola, fino a quando non si rintraccia il senso che nella trama dei segni aderisce, combacia, si impasta ad altri sensi. La scrittura critica di Gigi Scorrano ha una precisione geometrica. Si compone di continui rimandi interni, interconnessioni, proiezioni verso altri testi e contesti culturali. La puntualità, l’esattezza del discorso critico è integrata da una chiarezza – da un nitore –  di linguaggio, una linearità di esposizione, distanti da qualsiasi convenzione e formalismo. Gigi sapeva bene che lo sguardo del critico, se vuole essere acuto, non può abbracciare l’intero schermo del testo. Deve necessariamente mettere a fuoco un punto, scomporre in particolari, studiare la tessera, staccandosene ogni tanto per osservare l’insieme del mosaico e verificare la coerenza del lavoro. Perché, si sa, la tessera ha ragione e funzione in rapporto al contesto del mosaico e il mosaico esiste in quanto una serie di tessere contribuiscono a comporlo.

Gigi Scorrano analizzava al microscopio, rintracciava analogie e connessioni, scavava, individuava significati  portanti – o comunque consistenti – in situazioni a volte apparentemente marginali, scrutava le articolazioni testuali, anche quelle che potrebbero sembrare di scarso rilievo, annotava a margine, commentava.   

Un lavoro ( un lavorio) minuzioso, meticoloso, fatto di scuci e cuci, e con ago e filo corto. Con passione.

So bene come lavorava Gigi Scorrano in quella sua  biblioteca,  scrupolosamente, incredibilmente ordinata, con gli ultimi arrivi appoggiati sul tavolino del salotto. Ho avuto il privilegio d’esserne stato amico per quarantacinque anni.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 29 settembre 2023]

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