Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 21. Daniele Barbieri, Distonia

di Lorusso Claudia

     Daniele Barbieri (Finale Emilia, 1957) è un semiologo e saggista italiano. Insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e ha pubblicato diversi libri sulla semiotica, sul fumetto, sulla comunicazione visiva, sulla musica e sulla poesia. Distonia rientra nella collana di poesia Rosada ideata da Milena Magnani e Sergio Rotino. Il libro è nato grazie all’ambiente molto frequentato da Barbieri inerente alla poesia di ricerca bolognese.

            Il termine ‘distonia’ in medicina fa riferimento a un’alterazione del tono muscolare, quindi che impedisce la corretta esecuzione di un movimento volontario, oppure alla mancanza di un normale equilibrio del tono delle due sezioni del sistema nervoso neurovegetativo. Dunque, il titolo del libro rimanda a uno squilibrio. Infatti, leggendo la raccolta ho immaginato un movimento musicale, nello specifico una coreografia, ma non scandita da un tempo costante. Il poeta è sempre in movimento, viaggia senza sosta in un moto confuso, si pone domande, cerca risposte, osserva e prova a dare un senso a ciò che vede, prova a vivere le cose fino in fondo, ma non gli è possibile perché il paesaggio cambia continuamente, nulla si ferma e lui non può controllare questo moto.

            Le poesie sono suddivise per andamenti musicali: Allegro, Andante con moto, Allegro non troppo, Allegro energico e appassionato. Sembrerebbe che il poeta-viaggiatore, seguendo i paesaggi fisici, abbia via via delle epifanie su cui fa considerazioni personali in ambito psicologico-sociale. Dunque, landscape e mindscape si muovono all’unisono come strumenti di uno stesso componimento musicale, seguono lo stesso ritmo ‘stendendosi’ attraverso un continuum inafferrabile.

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1 risposta a Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 21. Daniele Barbieri, Distonia

  1. Anjie scrive:

    Questa recensione mi ha lasciato dentro una irresistibile voglia di leggere il libro, voglia di catturare con lo scrittore, quei sporadici attimi concessi in cui anche i miei occhi possono ammirare le bellezze del creato
    riuscendo così a lasciare la superficialità, facendomi cogliere dalla sorpresa e imparando a guardare, non a vedere ciò che mi circonda.

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