Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 20. Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile

            James racconta di quando ha solo diciotto anni e vive in una New York straziata dall’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle; è un ragazzo molto solitario alla ricerca di sé stesso, il suo fare introverso e solitario lo rende un «disadattato» non solo agli occhi degli altri ma anche a quelli dei suoi familiari che per questo motivo lo costringeranno a delle sedute psichiatriche; questa situazione lo fa sentire incompreso e diventa un’ulteriore ragione per chiudersi in sé stesso e non condividere i suoi pensieri con gli altri: «Spesso mi sembra di inseguire un pensiero, ma di non riuscire a trovare una lingua per dargli forma e il pensiero rimane solo una sensazione» (p. 162). La sensazione di essere un diverso incapace di instaurare dei legami lo portano ad un isolamento volontario che lo spinge a confrontarsi unicamente con i suoi libri, in cui spesso si rifugia, e talvolta con la nonna Nanette che sembra capirlo senza il bisogno di parlare, e che nel corso del romanzo dispensa preziosi consigli non solo per il nipote ma anche per noi lettori: «A volte le brutte esperienze aiutano servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero» (p. 190). James ha paura di guardarsi dentro, nel corso del romanzo insieme con il lettore scoprirà di essere omosessuale, sarà una realtà difficile da accettare che si spiegherà solo quando si accorgerà di essersi innamorato con l’aiuto dell’amata nonna che già lo aveva compreso.

Finita la scuola lavoricchia nella galleria d’arte della madre mentre cerca di trovare la sua strada, le scelte sono due: andare all’università e superare il confronto che tanto gli fa paura con i suoi coetanei oppure comprare una casa in campagna, come spesso aveva sognato, e continuare la sua vita in solitaria studiando da autodidatta. Quale delle due strade sceglierà?

            La paura di sbagliare paralizza. Le aspettative dei genitori spesso ci fanno sentire in dovere di non ascoltare quello che davvero potrebbe renderci felici e di scegliere quello che gli altri vorrebbero per noi, ma come dice la nonna Nanette: «non puoi passare tutta la vita a far contenti i tuoi genitori»

            Scritto in prima persona, quello di Cameron è uno stile semplice e leggero; la sua semplicità non deve però essere interpretata come sinonimo di banalità. Difatti, fin dai primi racconti scritti per il «New Yorker» Cameron si pone come obiettivo un linguaggio pulito che possa colpire dritto al cuore. Il suo stile è frutto di anni e anni di ricerca e di studio. I dialoghi sono molto presenti e danno un prezioso spunto anche al lettore per fare delle interessanti e utili riflessioni sul proprio io.

            Vi è un evidente rimando allo stile di Salinger. Infatti, se avete amato Il giovane Holden, non potrete non amare James e la sua visione caricaturiate del mondo con cui cerca di esorcizzare le sue paure.

            Il tema dell’omosessualità è toccato delicatamente, quasi come se tra le mani avesse un vaso di preziosa ceramica, lo fa con cura e con una delicatezza che tocca il cuore di chiunque si sia ritrovato nella stessa situazione di James, e anche di chi pur non ritrovandosi direttamente ha la sensibilità per comprenderlo, con la speranza di fornire un luogo di fuga in cui potersi sentire compresi e meno soli in un momento così delicato come quello della scoperta di sé.

            Un romanzo coinvolgente che spinge non solo il protagonista ma anche il lettore a non essere avversi al dolore perché spesso è l’alleato più forte per superare i nostri limiti, non esiste il coraggio senza la paura, e non c’è felicità se prima non si è sperimentato il dolore, questa è e sarà sempre la condizione dell’essere umano.

            Un libro che racconta la storia di un semplice ragazzo alle prese con la paura di scoprire sé stesso e di sembrare un ‘disadattato’ agli occhi degli altri. Almeno una volta nella vita tutti noi ci siamo sentiti come lui, per poi arrivare alla consapevolezza che ognuno di noi impara a vivere il proprio senso di inadeguatezza senza paura e libero da ogni tipo di giudizio.

[Recensione a Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile, traduzione di Giuseppina Oneto, Milano, Adelphi, 2007 pp. 206, €12,00 – ISBN: 978-88-459-2502-3]

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura, Recensioni e segnalazioni, Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *