Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 19. Simone Cutri, E nessuno viene a prendermi

È il 20 luglio 2019, Matteo è in casa da solo, appisolato sul divano, si gode il suo primo pomeriggio di ferie. Lo scoppio di un temporale estivo lo getta in uno stato di massima agitazione. Accende la radio, la canzone che va in onda riporta alla sua mente pensieri sopiti da anni. Matteo diviene ancora più irrequieto. Dal ripostiglio preleva la scatola di cartone numero tre, la quale, tra altri vecchi ricordi, custodisce il diario maledetto. Dopo aver scritto un biglietto alla moglie Barbara, lascia la sua casa, incurante della tempesta.

È così che Matteo inizia il suo apparente girovagare senza meta per le strade della città, accompagnato da due pensieri fissi: il sesso e il suicidio. La prima tappa è un cinema a luci rosse, dove si procura un’arma; la successiva è lo studio dell’amico Massimo, un notaio, dove per la prima volta l’attenzione dell’autore si sposta sul «‘Grande Evento’» (p. 23), riportando, in caratteri maiuscoli, le notizie che la rete di Stato manda in onda. Successivamente Matteo, spinto da una irrefrenabile esigenza sessuale, si reca dapprima presso una prostituta, poi da una vecchia amica, Alessandra. In nessun caso riesce a consumare un vero e proprio rapporto. Alle 3:00 ritorna a casa per dare un ultimo saluto a Rebecca, la figlioletta, e Barbara, le quali dormono serenamente. Infine, decide di andare da «colei che era stata l’origine del suo male di vivere»: Elena, il suo primo amore, protagonista di molte pagine del diario rosso. La donna sfugge al suo stupratore Matteo grazie all’arrivo tempestivo del marito.

È il 21 luglio 2019, ore 8:00, Matteo Romano è seduto davanti al portone d’ingresso della sua abitazione, sente gli strilli della piccola Rebecca, vede arrivare sua madre, la saluta con l’ultimo filo di voce.

Il linguaggio è quotidiano, semplice e scorrevole, mentre la trama, proprio per il suo essere così intricata, spinge il lettore a volerne sapere sempre di più. L’originalità nonché la profondità del romanzo è nell’accostamento dei due viaggi: quello di Matteo e quello del primo uomo su Marte. L’autore è come se scegliesse di presentare il secondo come realistico per evidenziare quanto la sofferenza psicologica di un uomo spesso venga considerata irrealistica. L’attenzione di tutti è talmente tanto focalizzata sulla tempesta prima e sul «‘Grande Evento’» poi, che nessuno si accorge dello stato di Matteo. Infatti, l’autore conclude con la seguente affermazione: «E resto qui, con i miei demoni, e nessuno viene a prendermi» (p. 117).

È un romanzo che merita di essere letto, è un invito alla vita, a goderne della sua bellezza ed unicità. Può stimolare l’immedesimazione nel protagonista, il riconoscersi nelle sue pagine di diario, quindi ricordare al lettore che non è l’unico a provare determinati tormenti, non è solo; oppure chi percepisce lontano da sé stesso tutto ciò che legge può sviluppare un maggiore altruismo, una maggiore umanità, che sembrano aver lasciato il posto all’egoismo e alla cattiveria.

[Recensione a Simone Cutri, E nessuno viene a prendermi, Neviano, Musicaos, 2016, pp. 121, €15 – ISBN 9788899315276]

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