Manco p’a capa 163. Imbrigliamo le falesie (sic!)

di Ferdinando Boero

Le Dolomiti crollano! Ogni anno l’acqua di pioggia penetra negli interstizi delle rocce e d’inverno gela. L’acqua si espande quando si solidifica (come sa chi ha dimenticato una bottiglia nel freezer) e, invece di spaccare la bottiglia, spacca la roccia. Anno dopo anno le rocce frantumate cadono alle pendici delle Dolomiti, formando i ben noti ghiaioni. I massi che cadono dalle montagne sono un pericolo per gli escursionisti, per non parlare di questa erosione che prima o poi toglierà bellezza alle montagne più belle del mondo. Per far fronte a questo disastro l’assessore al turismo ha proposto un piano di imbrigliamento dolomitico, ad iniziare dalle tre Cime di Lavaredo. L’assessore, all’uscita dalla riunione, era atteso da un’autoambulanza chiamata dal presidente della provincia subito dopo la lettura del progetto. Imbrigliato in una camicia di forza, con ancora in mano il piano di risanamento, l’assessore è stato trasferito oltre confine, dove ancora operano i manicomi, per impedirgli di danneggiare ulteriormente la cosa pubblica.
Questa assurda storiella è ovviamente frutto della mia fantasia, nessuno si sogna di imbrigliare le montagne perché crollano i massi: è un fatto naturale.
Bene, ora cambiate Dolomiti con Falesie di Punta Giglio ad Alghero ed eccoci calati nella realtà. Nessuno ha chiamato l’ambulanza e il progetto si farà, a quanto pare. La falesia crolla, come tutte le falesie che si rispettano… Le falesie sono il frutto di erosione ed è normale che si stacchino massi dalle loro pendici, proprio come avviene sulle Dolomiti. Già, ma sotto la Falesia di Punta Giglio i turisti nautici amano sostare per fare un bel bagno ed è programmato un campo boe dove le imbarcazioni possano essere ormeggiate senza dover gettare l’ancora, danneggiando la biodiversità dei fondali.

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