di Maria Teresa Pano
Violenza, fame, stenti e desolazione esistenziale: su questi scenari si intrecciano le vicende dei personaggi de La malapianta, primo e unico romanzo di Rina Durante, recentemente ristampato dalla casa editrice leccese, Zane.
La scrittura versatile di Rina Durante – che ha spaziato dalla misura breve del racconto a quella più compiuta di questo romanzo, dalla sperimentazione in versi ai testi teatrali sino all’intensa attività di giornalista e operatrice culturale – è stata al centro di un Convegno nazionale di studi, Rina Durante. Il mestiere del narrare, che si è svolto a Lecce e a Melendugno (dove era nata, nel 1928) nel novembre 2013, e di cui nei mesi scorsi sono stati pubblicati gli Atti (Lecce, Milella, 2015).
Il resposanbile scientifico del Convegno, Antonio Lucio Giannone, si è occupato in modo particolare de La malapianta, attraverso uno studio puntuale sulla genesi e sulle tematiche del romanzo e promuovendone successivamente la ristampa, della quale è il curatore.
La malapianta era infatti stato pubblicato nel 1964 presso la casa editrice Rizzoli, nella collana «Zodiaco», e si aggiudicò il primo posto al Premio Salento. La commissione giudicatrice del Premio, composta da nomi autorevoli tra cui Maria Bellonci, Mario Sansone, Bonaventura Tecchi, ritenne di dover premiare l’opera della Durante in quanto, come si può leggere sull’estratto del Verbale pubblicato in Appendice, «sebbene ambientata in un Paese del Sud, non si ferma ai consueti motivi della letteratura regionale e meridionalistica ma, (…) le vicende lievitano fino a configurarsi in una dimensione fuori dal tempo, (…) pur significando in maniera aderente la condizione storica e morale di una società ancora immobile che sembra intravedere tuttavia per labili segni la possibilità del suo riscatto» (p. 176).