Racconti sovietici 8. Il sottotenente Kiže 2

di Jurij Nikolaevič Tynjanov


Locandina del film Il tenente Kiže, 1934 diretto da Aleksandr Michajlovič Fajncimmer.

(continuazione)

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L’ordinanza, riguardante i reparti di guardia del reggimento Preobraženskij, sottofirmata dall’imperatore, era stata inoltre da lui rabbiosamente rettificata. La frase: il sottotenente Kižé, Stiven, Pybin e Azančeev vengono designati…, l’imperatore corresse: mise una cubitale R di rettifica prima del sottotenente Kižé, che annerì a penna, e sopra riscrisse per intero: il sottotenente Kižé a montare la guardia. Il resto non trovò delle obiezioni.

L’ordinanza fu trasmessa.

Quando la ricevette il comandante, dovette a lungo cercare di ricordarsi chi fosse il sottotenente con quello strano cognome Kižé. Prese immediatamente una lista di tutti gli ufficiali del reggimento Preobraženskij, ma un ufficiale con un tale cognome non risultava. Non lo trovò neppure negli elenchi né dei soldati semplici anziani, né delle reclute. Era incomprensibile di che cosa si trattasse. Nel mondo intero lo avrebbe capito bene, evidentemente, soltanto lo scrivano, ma nessuno glielo chiese e lui non lo disse a nessuno. Tuttavia un ordine dell’imperatore si doveva eseguire. Ma non si poteva, perché nel reggimento non esisteva un sottotenente Kižé.

Il comandante valutò se non si trattasse proprio di un caso, in cui è opportuno rivolgersi al barone Arakčeev, ma subito decise di lasciar perdere. Intanto il barone Arakčeev abitava al borgo Gatčina, ma anche l’esito diveniva alquanto dubbio.

E dato che, trovandosi nei guai, è d’uso rivolgersi alla parentela, il comandante si ricordò della sua parentela con l’aiutante di Sua Maestà, Sablukov, quindi si fece sellare un cavallo e corse a Pavlovskoe.

A Pavlovskoe regnava una grande confusione e l’aiutante dapprima non volle neppure ricevere il comandante.

Dopo, però, lo ascoltò stizzito, desiderando perfino mandarlo subito al diavolo, in quanto aveva, senza quel fatto, già abbastanza rogne, ma all’improvviso corrugò la fronte, diede uno sguardo fulmineo al comandante e all’istante cambiò espressione; lo sguardo suo divenne accalorato per l’azzardo.

Lentamente l’aiutante disse: «Nessuna delazione all’imperatore. Consideri il sottotenente Kižé come un vivente. Gli faccia montare la guardia.»

Senza guardare il comandante afflosciato, abbandonato al proprio destino, l’aiutante si compose e, a passo cadenzato, andò via.

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