Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 14. Rosalba Perrotta, Giuseppe Toscano, Osservare, immaginare e scrivere. Riflessioni sulla relazione tra Sociologia e Letteratura

In un primo momento, la sociologia era considerata una disciplina autonoma e in conflitto con la letteratura. Questo pensiero, successivamente, viene svalutato dalle affermazioni di alcuni sociologi, tra i quali Mills e Goffman. Goffman si affida, infatti, al materiale romanzato che garantisce espressività, maggiori argomentazioni teoriche, permettendo, inoltre, di osservare più a fondo ciò che il linguaggio tecnico non sarebbe in grado di mettere in luce.

Seguendo questa linea, si afferma l’attualità della letteratura, in quanto precorritrice delle consapevolezze delle scienze sociali e quindi dell’ottica sociologica e della devianza.                                                                                        

È fondamentale, in tal caso, che le caratteristiche comunicative di sociologia e letteratura siano affini, per giungere velocemente a più persone possibili. Come fare? La sociologia dovrebbe sviluppare un linguaggio più chiaro e gradevole, tale da favorire una piacevole lettura e un trasporto emotivo. D’altro canto, la letteratura, già in possesso di questi elementi, dovrebbe eliminare quel lato pieno di stereotipi, abbondanti nelle fiabe classiche ma presenti anche nelle «Fiabe alla Rovescia», le quali hanno lo scopo di trasformare le fiabe tradizionali, in fiabe provocatorie, ribaltando le figure positive in figure negative e viceversa. Per esempio, Rosalba Perrotta ci offre una nuova versione di Cenerentola, una delle fiabe più famose, presentando un’immagine inedita della protagonista e dei vari personaggi nel saggio La Sorellastra di Cenerentola. In questo “racconto-monologo”, l’autrice capovolge la storia originale lasciando la parola a una delle sorellastre, che descrive Cenerentola come una ragazza amante delle pulizie e del cucito, poco intelligente e per nulla dedita allo studio. Il racconto presenta termini da considerare politicamente scorretti o, per meglio dire, privi di sensibilità (p.e. «ragazzi ritardati», «come tutti i down»).

Avranno forse lo scopo di provocare? O di denudare le fiabe dalla magia che le caratterizza? Potrebbe, a parer mio, presentarsi come l’influenza dell’ottica sociologica e del suo compito di strappare quel velo che rende tutto, anche la realtà, relativo. Quella stessa realtà che, involontariamente, pone sull’individuo degli «standard»: nome, cultura, modo di vestire, lingua, cibo, carnagione. Chi siamo noi? Siamo, forse, il risultato di una serie di stereotipi che creano una facciata, una ‘maschera’, in grado di coprire la nostra essenza. Goffman, infatti, parlerà di «retroscena» per indicare quel luogo in cui ognuno dovrebbe essere libero di buttare giù ogni tipo di maschera e godere della propria realtà.    

Infine, vorrei concludere riportando una citazione di Riccardo Mazzeo in Elogio della Letteratura, scritto a due mani con Bauman: «sarà vitale che sociologia e letteratura collaborino per aumentare la nostra capacità di giudizio e disvelare l’autenticità rimasta incagliata nei sipari che ci circondano» (p.45). La citazione ribadisce, ancora una volta, la necessaria cooperazione di letteratura e sociologia. Le due discipline, protagoniste dell’intera raccolta di saggi, sono connesse dalla stessa capacità di offrire maggiore conoscenza e comprensione dell’altro e della società, attraverso il processo di smascheramento da preconcetti o stereotipi. È possibile, anche, considerare un preconcetto, la convinzione nel definirle totalmente differenti e separate, riscoprendole invece due indispensabili alleate.

[Recensione a Rosalba Perrotta, Giuseppe Toscano, Osservare, immaginare e scrivere. Riflessioni sulla relazione tra Sociologia e Letteratura, a cura di Giuseppe Toscano, Calimera, Kurumuny, 2017, pp.144, euro 16.00 – ISBN: 9788885863019.]

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