Chi protesta per il clima è un gretino. Alla faccia della correttezza politica, Greta è derisa per la diversità conferitale dalla sindrome di Asperger, condivisa con altri “handicappati” come Elon Musk, David Byrne, Isaac Asimov e, pare, anche Charles Darwin e Bob Dylan.
Una delle frequenti accuse ai gretini (li chiamo così per richiamare la cretinaggine di chi usa il termine) è di non proporre alternative al corrente stile di vita: cosa propongono??? Si fa presto a criticare, dicono i cretini, ma loro poi non propongono nulla, sanno solo dire no.
Non è affatto vero! I gretini prendono atto delle diagnosi della comunità scientifica che studia il clima e chiedono a chi detiene il potere di tenerne conto. In effetti i potenti della terra lo fanno e, a parole, firmano accordi. Ma, poi, non fanno gran che. E quindi Greta e i gretini li richiamano alle loro responsabilità: il mondo brucia e voi parlate solo di soldi. Tra l’altro, non sanno neppure parlare di soldi, perché i costi del cambiamento climatico sono sempre più insostenibili. Alcuni “grandi”, resisi conto della situazione, cercano di passare dalle parole ai fatti e l’Europa prende la bandiera di chi “ci tiene” al futuro. Il Next Generation EU è fatto proprio per le prossime generazioni (i gretini) e stanzia miliardi di euro per la transizione ecologica (noi lo chiamiamo PNRR). Il Papa in ogni discorso, e nella sua enciclica Laudato Si’, chiede le stessissime cose che chiede Greta, predicando la conversione ecologica. Anche lui trattato come un demente dai negazionisti climatici.
Le tecnologie per sostituire i sistemi di produzione attuali non devono certo essere inventate dai gretini (o dal papa): le soluzioni che chiedono sono a carico dei tecnologi e di chi li finanzia. Gli investimenti del PNRR dovrebbero sostenere economicamente la transizione ecologica, da attuare in due modi complementari: azzerare gli sprechi, sviluppare nuove tecnologie che non contribuiscano a inquinare. Le soluzioni alternative attuali, ad esempio, usano materiali rari che sono poco disponibili e questo fa la felicità dei negazionisti, subito pronti a rimarcare che le soluzioni proposte sono tanto negative quanto i problemi che dovrebbero risolvere. E, ovviamente, la colpa è di Greta che, si sa, è al soldo delle lobbies delle rinnovabili che, per vendere i loro prodotti inutili e dannosi, cercano di convincerci che i combustibili fossili non vanno bene. Ce lo dicono personaggi al soldo delle lobbies del petrolio o del nucleare, i primi responsabili dei disastri climatici e non. Il nucleare non produce anidride carbonica, ci dicono, e quindi non è climalterante. Dimenticando che produce scorie di cui non riusciamo a liberarci (dove sono le nostre scorie nucleari?) e che le centrali sono obiettivi sensibili in caso di attacchi bellici o terroristici. Per non parlare della proverbiale abbondanza di uranio nel nostro territorio. Ma noi lavoriamo per la fusione, ci dicono. Sarà pronta tra trent’anni, se tutto va bene. Sono decenni che ce lo dicono. Se investissimo in ricerca su tecnologie sostenibili quanto spendiamo per “migliorare” le armi, forse avremmo già trovato soluzioni adeguate: la bomba atomica per fusione (la bomba H) è stata realizzata in un batter d’occhio, per esempio, per non parlare dei proiettili ad uranio impoverito.
La cosa che più mi diverte, ascoltando gli argomenti dei cretini, è che accusano i gretini di dire no a tutto, ma poi sono proprio loro a dire no a qualunque innovazione: no all’eolico, no all’auto elettrica, no al geotermico, no all’energia dalle onde o dalle maree, no al solare, no a qualunque tipo di energia rinnovabile, no alla coibentazione delle abitazioni. Sì, invece, a carbone, petrolio, nucleare e, anche, a pesticidi e chimica in agricoltura. Sì al vecchio, no al nuovo. In questo gli anziani si confermano come categoria mentale: sono conservatori, ostili a ogni innovazione, negano il cambiamento (climatico), forti del poco futuro che li attende (dopo di noi il diluvio), incuranti del futuro di chi verrà dopo di loro. Greta e la sua generazione hanno il tempo dalla loro parte, nella speranza che diventino grandi senza diventare “vecchi”.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 20 agosto 2023]