Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino 12. Oliver Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Un’altra storia che mi ha davvero incuriosito, e in cui ho avvertito una considerazione dall’autore nei confronti della società moderna, è quella raccontata nel capitolo Il discorso del presidente, in cui l’autore spiega come «A un afasico non si può mentire. Egli non riesce ad afferrare le tue parole, e quindi non può esserne ingannato; ma l’espressione che accompagna le parole, quell’espressività totale, spontanea, involontaria che non può mai essere simulata o contraffatta, come possono esserlo, fin troppo facilmente, le parole… tutto questo egli lo afferra con precisione infallibile».

Successivamente ci sono gli Eccessi, che al contrario dei deficit sono una sovrabbondanza di una funzione, come la sindrome di Tourette, a cui la neurologia e la medicina non hanno trovato ancora oggi una cura.

Dopo abbiamo i Trasporti, in cui si rivelano patologie come la reminiscenza, l’alterazione della percezione e del sogno, che possono derivare da alterazioni chimiche quali droghe (come la L DOPA che si assumeva per placare il Parkinson) o lesioni ai lobi frontali.

Infine, l’ultima, con Il mondo dei semplici dove Sacks parla delle persone con menomazioni fisiche o mentali, in cui nemmeno l’autore in realtà crede che lavorare con loro sia utile, anzi lo definiva addirittura «deprimente». L’autore si confortò con l’amico Lurija e lui lo rassicurò dicendogli che erano i pazienti a lui più cari, poiché sono i casi più umanamente ricchi. Hanno una sensibilità diversa da tutti gli altri. Qui troviamo diverse storie di ragazzi che si sono compiuti e sono entrati nella società anche e soprattutto grazie agli incontri con il dottor Sacks che capisce il modo di istruirli, ovvero non solo tramite la teoria, ma soprattutto con empatia.

Il testo trasmette numerosi insegnamenti poiché apre delle nuove prospettive verso la neurologia e le malattie che in queste storie ci dimostrano come si affronta un problema e si trova una soluzione anche se talvolta scomoda. Mi riferisco soprattutto alla storia di Rebecca, o a quella della Malattia di Cupido, o Ray da mille tic che utilizza la medicina solo in settimana, per poter lasciare sfogo alla sua vena musicale nel weekend. Ma anche in Mani e La Disincarnata, dove le protagoniste riescono a trovare la propria passione o semplicemente un modo per continuare a vivere degnamente. Per ultimo invece vorrei ricordare la storia del signor McGregor che non solo riuscì ad aiutare sé stesso con i suoi «occhiali-calibro» ma anche altre persone affette dal suo stesso problema.

L’unico neo è il peso specifico del testo, che non viene mai alleggerito dai tecnicismi che si possono trovare nei post-scriptum di spiegazione successivi alla storia di riferimento, ma nonostante tutto, anche la sua struttura ci permettere di separare nettamente la prima parte, ovvero quella narrativa da quella scientifica.

[Recensione a Oliver Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Milano, Adelphi, 1985, pp. 304, €14.90 – ISBN: 978-88-459-125-0]

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura, Recensioni e segnalazioni, Semine. Laboratorio di scrittura, a cura di Simone Giorgino e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *