Un pensiero “ibrido” per il tempo che cambia

 di  Antonio Errico


Pablo Picasso, Nu couché [Nudo disteso], 4 aprile 1932. Olio su tela, 130×161,7 cm, Paris, Musée National Picasso, Credito fotografico:© RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) /Adrien Didierjean/ dist. Alinari. Copyright: © Succession Picasso, by SIAE 2018.

In natura e in cultura indietro non si torna. Mai. Nessuno sa dire se in natura accada in qualche recesso remotissimo dell’universo sconosciuto.  Ma in quello conosciuto, su questa Terra, non accade mai.   Il passato si rielabora,  si ristruttura, si riconfigura, ma non si ripristina, anche se molti  fenomeni della natura e della cultura rispondono alla condizione della ciclicità. Le civiltà hanno mutamenti a volte lenti, a volte rapidissimi, che richiedono una calibratura delle conoscenze e delle competenze, vale a dire molteplici  modalità di lettura e di interpretazione dei fenomeni e delle storie che attraversano il mondo, che pretendono nuove visioni, nuove metodologie di organizzazione del pensiero, nuove categorie. La sola cosa che conta, nell’ambito dei processi di cambiamento, è fare in modo di non subire le forme, i modelli, le idolatrie, le finzioni,  i linguaggi,  ma riuscire a governarli in ogni contesto.   Quello che accade è una relazione fra passato e futuro che si rende concreta con il passaggio attraverso il presente, che  si pone come causa di un nuovo e diverso progetto, di un’altra cultura che propone forme e modelli e linguaggi differenti dai precedenti, molto spesso non ancora assimilati, soprattutto non ancora rapportati alle esistenze. 

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