Su Fame a Montparnasse (Ultime scene della Bohème) di Raffaele Carrieri

di Serena Donadeo

Fame a Montparnasse

È apparsa per Musicaos Editore, nella collana Novecento in versi e in prosa, la nuova edizione di Fame a Montparnasse. Si tratta della ristampa di un’opera, pubblicata per la prima volta nel 1932, di Raffaele Carrieri, poeta, prosatore e critico d’arte di origine tarantina, piuttosto dimenticato all’interno del panorama letterario del Novecento e oggi “riscoperto” grazie all’iniziativa di Antonio Lucio Giannone, curatore dell’opera.Carrieri – di cui artisti come Picasso, Alberto Savinio e Giorgio de Chirico hanno realizzato, all’epoca, un ritratto e considerato da Cesare Zavattini alla stregua di De Libero, Gatto e Sinisgalli sul piano poetico – lascia presto la sua città natale, Taranto, per avventurarsi all’estero, trascorrendo anche un periodo della propria esistenza in Francia.

Come ci tiene giustamente a chiarire Giannone nell’Introduzione, Fame a Montparnasse non è da considerarsi un romanzo, come pure erroneamente è accaduto, ma piuttosto un insieme di frammenti autonomi (diciannove, per l’esattezza), collegati l’uno all’altro da un sottile filo conduttore: un unico io narrante, parte integrante di un bizzarro gruppo di artisti dediti alla vita bohèmienne, noti come «scomunicati» e protagonisti, anch’essi, delle varie scènes. E si intitola proprio Scènes de la vie de bohème l’opera di Henri Murger a cui Carrieri si rifà, mutuandone non soltanto la struttura narrativa, ma anche il titolo: il libro dell’autore tarantino, infatti, reca come sottotitolo Ultime scene della Bohème, fornendo già così al lettore le coordinate entro cui muoversi per orientarsi nel testo e alla cui luce interpretarlo. Il tema centrale dell’opera, dunque, è quello della vita bohèmienne condotta dall’autore (coincidente, quindi, con l’io narrante e protagonista) durante il soggiorno parigino, determinante per la sua formazione artistica e letteraria. Carrieri, incentrando la sua opera sul tema della vita bohèmienne, si inserisce consapevolmente in un filone letterario ben preciso, affianco a scrittori come Francis Carco e Pierre Mac Orlan. Ad autori come questi, infatti, si deve il rilancio del tema suddetto in letteratura nel primo Novecento.

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