Dopo il RdC: le ragioni di un programma straordinario di assunzioni nel pubblico impiego

Per capire cosa fare, occorre partire dall’evidenza disponibile sul funzionamento del mercato del lavoro nel Mezzogiorno:1. L’economia italiana, nel 2022 in linea con quelle OCSE, ha subito un rallentamento imputabile al doppio shock della pandemia e della guerra in Ucraina. Ciò nonostante, si segnala una rapida ripresa dell’occupazione nel 2021 a seguito della crisi del COVID-19, anche qui in linea con le dinamiche globali. SVIMEZ rileva la persistenza del dualismo economico e sociale del Paese, alimentato da un continuo flusso di emigrati nel Centro-Nord e nel resto del mondo. L’andamento del tasso di disoccupazione al Sud segue una tendenza più accentuata rispetto al resto del Paese e passa dal 17,1% del 2021 al 14% nel secondo semestre 2022 (un dato solo apparentemente positivo, in realtà effetto della diminuzione della forza lavoro per effetto delle migrazioni).2. Dal 2007 al 2020 per l’Italia nel suo complesso è sempre esistito un eccesso di offerta di lavoro. È stato calcolato, a riguardo, l’indice di sovrappopolazione relativa, come rapporto fra occupati più disoccupati diviso per occupati più vacancies, che dal 2007 è sempre stato superiore al valore di 1,1 per l’età lavorativa dai 15 – 64. Esistono oltre 3 milioni di individui non in grado di trovare occupazione perché non ci sono posti di lavoro vacanti tali da riassorbirli. In più per ogni posto vacante disponibile nelle imprese, nel periodo considerato vi sono 26 disoccupati. Dal punto di vista qualitativo, occorre rilevare che il settore della ristorazione, legato alla crescita dell’incidenza del settore turistico al Sud, è il settore trainante della domanda di lavoro nel Mezzogiorno e che il lavoro a termine riprende a crescere dopo la crisi sanitaria, arrivando a ben oltre i livelli pre-2020.Il problema del mercato del lavoro in Italia – e ancora più al Sud – non è il mismatch provocato da fattori dal lato dell’offerta (formazione non in linea con la domanda di lavoro, reddito di cittadinanza, intermediazione inefficiente tra domanda e offerta di lavoro), ma la bassa quantità e qualità di lavoro espressa dal settore privato. Assunta la difficoltà politica di riproporre questo dispositivo, occorre interrogarsi su misure alternative di contrasto alla disoccupazione, soprattutto meridionale, non previste fin qui dall’Esecutivo. Si parta dalla constatazione per la quale, al Sud, il mercato del lavoro è formato, dal lato dell’offerta, da un’ampia platea di lavoratori a nero e di lavoratori inattivi e caratterizzato, dal lato della domanda, da una scarsa domanda di lavoro e da una domanda di lavoro rivolta prevalentemente a lavoratori con bassa qualifica e bassa scolarizzazione. Soprattutto a seguito del blocco del turnover nel pubblico impiego, il tasso di disoccupazione è aumentato e i flussi migratori sono cresciuti. Il mercato del lavoro nelle regioni meridionali è caratterizzato, nonostante i flussi migratori in sola uscita, da un’ampia platea di lavoratori in condizioni di overeducation. Nel 2012, il Governo Monti dispose il blocco del turnover nel pubblico impiego, con la motivazione che i risparmi di spesa pubblica avrebbero contribuito a ridurre il rapporto debito pubblico/Pil. I risultati furono nefasti: si ridusse il tasso di crescita, contribuendo a far aumentare quel rapporto, e aumentò il tasso di disoccupazione. Soprattutto si bloccò per un decennio un importante canale di assunzione dei giovani meridionali, generando, peraltro, ulteriori problemi per il funzionamento della macchina amministrativa. In queste condizioni, appare del tutto ragionevole superare quei vincoli, avviando una politica di assunzioni nel pubblico impiego, che, peraltro, avrebbe il positivo affetto di far funzionare il PNRR. In più, si stima – su fonte Banca d’Italia – che l’effetto moltiplicativo è rilevante e pari a 1,5: un euro di spesa pubblica per assunzioni nel pubblico impiego produrrebbe un aumento del Pil più che proporzionale. Solo in questo modo si garantirebbe reale occupabilità a coloro che ai quali l’attuale Governo ha sottratto un importante sostegno al reddito, garantendo, al tempo stesso, incrementi di crescita per il tramite dei consumi e maggiore efficienza della pubblica amministrazione.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 2 agosto 2023]

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