Il mondo scientifico rimase folgorato dalla teoria di Darwin, e la nostra visione del mondo e di noi stessi cambiò radicalmente. Già Copernico, e Newton e Galileo ci costrinsero a cambiare idea sulla posizione del mondo nell’universo, ma Darwin cambiò la prospettiva che riguarda noi. Non tutti, però, accettano le verità scientifiche e preferiscono le verità rivelate. Voi scienziati avete la vostra verità, noi abbiamo la nostra. C’è una differenza, però: la verità scientifica è basata sul metodo scientifico, è accettata in modo provvisorio, ed è abbandonata di fronte a prove più convincenti. Le verità alternative non hanno basi scientifiche. Le due “verità” non si possono confrontare. Potremmo dire che la verità del soffio divino nel fango è una sorta di ideologia, ed è frutto di idee scaturite dal cervello di qualcuno ed abbracciate dai cervelli di altri. La verità sulla discendenza da antenati comuni si basa su prove comparative e sperimentali. C’è una bella differenza. La scienza non è un’ideologia, si basa su un approccio pragmatico alla diminuzione dell’ignoranza. Se la maggioranza credesse ad una nostra origine da fango vivificato da soffi divini, questo non renderebbe vera questa ideologia anche se, in base ai principi della democrazia, la mozione fango vincerebbe sulla mozione evoluzione. Il che induce a meditazione su come esercitare la democrazia.
Anche la scienza, comunque, può diventare ideologia. L’ambientalismo ideologico esiste eccome, come l’economia ideologica, la politica ideologica e molto altro. Gli scienziati che studiano l’ambiente non sono ideologici, ma i loro risultati possono portare a posizioni ideologiche nell’effettuare, ad esempio, le analisi costi benefici. Non accettare di portare a termine un’impresa per evitarne i costi ambientali senza considerare i possibili benefici che potrebbero derivarne, per esempio, è una posizione ideologica, come è ideologico accettare i benefici di qualunque impresa senza considerarne i costi ambientali. La scienza ci dovrebbe aiutare a pesare i costi e i benefici e la politica ci dovrebbe indirizzare verso soluzioni virtuose, ascoltando le varie campane. Questo, però, richiede politici che sappiano come funziona la scienza che, a volte, può dare risposte contrastanti. La scienza non è democratica: se la maggioranza pensa che deriviamo dal fango, questa ipotesi vince ad una votazione, ma questo non la rende valida. All’interno della comunità scientifica, però, la democrazia esiste. La comunità scientifica ritiene l’evoluzione più convincente di ogni altra spiegazione sulla nostra origine. I pochi che continuano a credere nel soffio divino sono una sparuta minoranza, nella comunità scientifica (e non sono biologi). La maggioranza accetta l’evoluzione, non per ideologia ma per analisi critica dei fatti.
Lo stesso vale per il cambiamento climatico: la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che ne siamo responsabili. Le opinioni di un Franco Prodi e un Antonino Zichichi non sovvertono l’esito di una possibile votazione democratica all’interno della comunità scientifica. Se la maggioranza dei votanti non scienziati si lasciasse convincere dalla minoranza degli scienziati e votasse di conseguenza, la democrazia risulterebbe drogata dall’ideologia e dall’ignoranza.
E questa è la situazione in cui ci troviamo proprio ora, con politici che portano le loro spiegazioni sul cambiamento globale, ignorando le interpretazioni degli scienziati, ritenendosi più qualificati di loro in discipline di cui ignorano persino le basi. Purtroppo la scienza non trova molto posto nei nostri sistemi di formazione e questo ci espone alla dittatura democratica dell’ignoranza.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 2 agosto 2023]