Vi è, dunque, poca credibilità nella promessa della Presidente del Consiglio, anche a ragione della tradizione politica alla quale appartiene e, dunque, ai recenti programmi elettorali del suo partito. Ci si riferisce, in particolare, al fatto che, in tempi relativamente recenti, Fratelli d’Italia proponeva un (costosissimo e discutibile) blocco navale lungo le coste africane e che la cultura prevalente in quell’area politica resta connotata dal nativismo. Il nativismo è la convinzione per la quale, sul piano morale, una Nazione deve essere prioritariamente composta da coloro che nascono su quel territorio e per la quale le immigrazioni ne riducono la “purezza”. Sebbene nella riunione di Roma la Presidente del Consiglio abbia riconosciuto che gli immigrati servono all’economia italiana, manca a Destra un’analisi dei meccanismi che rendano possibile un’inclusione produttiva. A riguardo, va riconosciuto che i canali attraverso i quali le immigrazioni producono ricchezza sono molteplici e riassumibili come segue. Innanzitutto, in una lunga fase di declino demografico, le immigrazioni consentono l’equilibrio del sistema pensionistico. In secondo luogo, gli immigrati – data la loro età mediamente giovane – tengono elevata la produttività del lavoro e, con i loro consumi, la domanda interna. In terzo luogo, e sempre più, gli immigrati creano imprese e, dunque, la loro attività contribuisce a sostenere la dinamica degli investimenti. Meriterebbe uno sforzo ulteriore (rispetto a quel poco fin qui fatto) ripensare a spendere per una politica di accoglienza che valorizzi i vantaggi economici delle immigrazioni. Fontex mostra che, in effetti, anche le campagne di comunicazione – finalizzate a informare in loco circa i rischi della navigazione del Mediterraneo – e gli aiuti finanziari rendono poco. I flussi sono in continua crescita e il movente della povertà non è l’unico. Come riportato da dati del ministero dell’Interno, nel primo quadrimestre del 2023 i rilevamenti di attraversamenti lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono stati più di 45 mila, tre volte quelli dello stesso periodo dell’anno precedente (gennaio-aprile 2022). Nel complesso, le rilevazioni totali sono aumentate di circa il 30 per cento rispetto al 2022, trainate principalmente dalla rotta del Mediterraneo centrale che rappresenta oltre il 50 per cento di tutti gli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Unione europea. Il trend risulta crescente fin dall’estate 2020. Anche le richieste di asilo – su fonte EUROSTAT – sono in aumento, con 76 mila domande solo a febbraio 2023, concentrate in particolare in Germania (25.335), Spagna (12.840), Francia (10.520) e poi Italia (9.840) È stata soprattutto la crisi economica e politica in Tunisia ad aver incentivato le partenze. La linea governativa rischia, per questa via, di essere inefficace. Gli aiuti allo sviluppo, in assenza di un sistema istituzionale che, in Africa, renda possibili politiche di redistribuzione e di lotta alla povertà, possono infatti tradursi nel trasferimento di risorse per il solo beneficio delle élite locali, con scarsa ricaduta su quelle economie e, dunque, sulle cause economiche delle migrazioni. A ciò si aggiunga che gli aiuti allo sviluppo hanno scarsa efficacia quando prevalgono cause politiche (come le persecuzioni messe in atto dal regime tunisino negli ultimi tempi) o, come spesso accade, cause ambientali (legate al surriscaldamento del clima).
[“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 28 luglio 2023]