di Corrado Federici
Come suggerisce il titolo, l’argomento di questo libro sono le strade meno frequentate dai critici letterari per quanto riguarda gli scrittori del XIX e del XX secolo, scrittori che sono stati trascurati o non hanno ricevuto sufficiente attenzione. Antonio Lucio Giannone intende compensare questo pregiudizio riunendo 11 saggi che sono stati precedentemente pubblicati su riviste tra il 2009 e il 2015. I primi tre discutono il diario di Sigismondo Castromediano (1811-1895); i successivi cinque trattano l’attività letteraria di Ada Negri (1870-1945), Vittorio Bodini (1914-1970), Anna Maria Ortese (1914-1998), Rina Durante (1928-2004), e Nicola G. De Donno (1920-2004); gli ultimi tre riguardano alcuni aspetti degli scritti di Luigi Russo (1892-1961), Mario Marti (1914-2015) e Donato Valli (1931-2017). Il comune denominatore è l’attenzione su romanzieri, poeti e critici del Sud Italia, oltre alla presenza del “meridione” nei lavori discussi. Giannone, che insegna letteratura italiana moderna all’Università di Lecce, è specializzato nella produzione letteraria delle regioni meridionali d’Italia e sottolinea efficacemente il suo valore e i collegamenti con la letteratura delle altre regioni italiane e in Europa.
La prima parte del libro è dedicata alle memorie di Sigismondo Castromediano, dal titolo Carceri e galere politiche. Memorie del duca Sigismondo Castromediano. Originariamente pubblicato nel 1895-1896, è un resoconto autobiografico delle esperienze dello scrittore come uno dei tanti patrioti tenuti prigionieri nelle carceri borboniche di Napoli, Procida, Montefusco e Montesarchio1848 e 1859 – una fase cruciale del Risorgimento. L’obiettivo di Castromediano, come afferma Giannone, è “[…] quello di testimoniare le sofferenze, le vessazioni, le angherie subite da lui e dai suoi compagni in questi terribili luoghi di reclusione per i propri ideali di libertà (“ […] quello di dare un resoconto personale della sofferenza e maltrattamenti ai quali sono stati sottoposti lui e i suoi compagni prigionieri in questi terribili luoghi di isolamento “; 19). L’analisi si svolge sullo ricezione critica del genere della memorialistica risorgimentale. Giannone è meticoloso nel tracciare somiglianze e differenze tra il contenuto e lo stile delle Memorie di Castromediano, da un lato, e Le mie prigioni di Silvio Pellico(1832), Ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini (1879-1880) e Raffinamento della tirannide borbonica di Nicola Palermo (1866) sull’altro. Giannone sostiene in modo persuasivo la necessità di un esame più attento delle memorie di Castromediano in Italia per ottenere una comprensione più completa del movimento dell’Unificazione, una più profonda considerazione al ruolo svolto dal Sud italiano.