di Guglielmo Forges Davanzati
La totale inadeguatezza del sistema dei trasporti nel Salento è cosa nota e la motivazione ufficiale che viene offerta – la bassa redditività degli investimenti – è solo parzialmente veritiera. La tesi della bassa redditività della spesa in infrastrutture poggia infatti sulla convinzione per la quale, a ragione del basso volume di investimenti (per il trasporto delle merci) e dello scarso numero di fruitori (per la poca popolazione residente che si avvale di treni e aerei), non conviene, ai gestori nazionali di ferrovie e aeroporti, effettuare i dovuti investimenti nell’area. Vi deve essere però qualche motivazione in più. Infatti, se fosse interamente vera la motivazione ufficiale, il Salento avrebbe avuto infrastrutture adeguate nelle fasi (anni Sessanta-Ottanta) nelle quali le scelte di localizzazione del settore pubblico non erano mosse da criteri di rendimento. Si è trattato della fase del dibattito sulla programmazione economica e della realizzazione di interventi perequativi al Sud; fase nella quale era teorizzato ed era nei fatti che l’impresa pubblica doveva essere finanziata dalla fiscalità generale, senza perseguire l’obiettivo del profitto, e che la spesa pubblica dovesse precedere quella privata per lo sviluppo locale, trainandolo. Eppure, in quei decenni, la condizione di isolamento del Salento era sostanzialmente simile a quella attuale.