Nuove segnalazioni bibliografiche 17. Controinformazione

A questa pratica molti della mia generazione sono abituati da lungo tempo, dai lontani anni Settanta, quando la controcultura della contestazione giovanile diffondeva, come poteva (con volantini ciclostilati, stampe alternative, dazebao, radio libere, ecc.), informazioni censurate dall’ufficialità. Si chiamava e si chiama controinformazione. Oggi circola soprattutto in Rete, attraverso i canali social Facebook, Telegram, Instagram, TikTok, ecc., spesso fatta in casa in modo approssimativo, e raggiunge un gran numero di persone che sono stanche di vedere in TV sempre gli stessi volti e sentire sempre gli stessi commenti. Non è un caso che i giornali si vendano sempre meno e che i giovani non accendano più la televisione. Il fenomeno si è accentuato con la guerra in Ucraina, che ha visto il giornalismo italiano, con rare eccezioni (penso a “Il fatto quotidiano”), scrivere una delle pagine più nere della sua storia, essendosi esso trasformato in pura propaganda di guerra. Di qui la necessità, come un tempo i nostri nonni ascoltavano Radio Londra, di attingere le notizie ad altre fonti che hanno il merito di consentire il confronto e di farsi un’idea di quel che accade nel mondo.

Ognuno sceglie da sé la propria controinformazione, ed io, in questa segnalazione, mi limiterò a citare alcune voci, tutte presenti nei social, senza alcuna pretesa di esaustività e di esclusività. Innanzitutto, il gran bastian contrario della politica internazionale filoatlantista Alessandro Orsini, la cui persecuzione da parte del mainstream non può che suscitare curiosità di apprenderne il pensiero; segnalo poi Giuliano Marrucci, che in Ottolina TV ci somministra quotidianamente, con ironia e sarcasmo, i suoi “pipponi”, nei quali stigmatizza l’arroganza del suprematismo dell’uomo bianco; Paola Ceccantoni che anima il canale Pubble l’imbannabile, poi ci sono i notiziari di Margherita Furlan de La casa del sole, seguiti sempre da approfondimenti e dibattiti, e i commenti appassionati di Alessandro De Battista in A Testa in Su; ancora, le pillole filosofiche di Diego Fusaro, somministrate con linguaggio colto e sempre disposto alla polemica (proprio nel senso di polemos/guerra); registro poi il Servizio pubblico di Michele Santoro, gli interventi dell’autore di Educazione siberiana Nicolai Lilin, i video del reporter dal Donbass Vittorio Nicola Rangeloni e quelli da Mosca dell’opinion maker David Colantoni; infine, perché non prestare ascolto agli storici? Ascrivo alla controinformazione Angelo d’Orsi, Alessandro Barbero, Luciano Canfora e Franco Cardini, e poi le voci del fisico Carlo Rovelli e della figlia di Altiero Spinelli, Barbara, ecc. Mi fermo qui e forse qualche nome mi è rimasto nella penna. Propaganda di segno diverso, dirà qualcuno. Sta a ciascuno di noi capirlo, solo attivando il proprio senso critico. Ma quand’anche fosse, la semplice esistenza della controinformazione segnala che la narrazione dominante può convincere solo chi ad essa si affida in modo esclusivo e acritico. È sbagliato stigmatizzare un punto di vista diverso, quando esso è espresso in modo motivato, gridando al complotto del nemico, alla quinta colonna. Solo dopo aver appreso questo punto di vista alternativo, il nemico non apparirà più tale e i malintenzionati saranno sgamati agli occhi di tutti.

Questa voce è stata pubblicata in Prosa e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *