Prima di lasciarci abbattere moralmente abbiamo tentato recentemente di esporre tali preoccupazioni al nostro nuovo Primo Cittadino, il dr. Fabio Vergine, il quale non solo ci ha espresso la sua solidarietà ma ci ha promesso la piena collaborazione sul piano organizzativo ed economico dell’Amministrazione Comunale se avessimo deciso di allestire, in via preliminare, una Mostra Collettiva d’Arte Contemporanea, denominata “Doniamo un’opera al nostro Museo Civico” nei locali del prestigioso Palazzo Orsini di Via Umberto I, nel cuore del centro storico. Noi ci siamo sentiti profondamente lusingati da tanta sincera attenzione e disponibilità e, pur consapevoli delle notevoli difficoltà che avremmo incontrato nel trasporto e collocazione al Primo Piano delle numerose e pesanti sculture, abbiamo accolto prontamente il suo invito. In effetti la proposta del Sindaco appariva estremamente interessante e valida e mirava al raggiungimento di due obiettivi: ci consentiva d’informare e sensibilizzare la cittadinanza galatinese del nostro problema e, nel contempo, arricchiva l’immagine culturale e storica della città agli occhi dei tantissimi turisti che ci onorano della loro presenza. Nei giorni seguenti il nostro gruppo, attraverso incontri e contatti telefonici, ha definito meglio i criteri da seguire nella scelta e collocazione delle tre opere, ha concordato con il segretario del Sindaco, Sig. Daniele Mauro, il testo dei manifesti, la data dell’inaugurazione e l’orario di apertura e durata della mostra. Una notevole facilitazione per il disbrigo dei passaggi burocratici e per i rapporti con l’Amministrazione l’abbiamo ricevuta dal Dott. Antonio Antonaci, che ringraziamo vivamente.
Nel corso della visita incontrerete accanto alle opere i rispettivi autori che saranno disponibili a fornirvi alcune delucidazioni. Personalmente ritengo però necessario illustrarvi qui in anteprima e per sommi capi le loro peculiari caratteristiche espressive e le tematiche affrontate.
Nel mio ruolo di curatore della mostra ho mirato ad articolare l’esposizione negli spazi delle cinque sale fruibili secondo un criterio assai semplice, quello cronologico agganciato alla sequenza storica dei maggiori movimenti artistici del Novecento, il cui influsso è facilmente rilevabile nelle opere dei tredici espositori ed ho quindi fissato tre aree fondamentali: Nel solco della tradizione, Dalla tradizione alla modernità e Forme e colori nello spazio, quest’ultima riconducibile prevalentemente all’arte astratta: la prima, ospitata nel salone d’ingresso, mostra per la prima volta al pubblico tre terrecotte del compianto scultore Mario Marra, deceduto all’età di 52 anni, dopo aver realizzato insieme al suo collega e amico Carmelo Faraone tantissime opere religiose e pubbliche, tra cui il monumento a S. Francesco in Piazza F. Cesari, senza mai partecipare ad una mostra. Sono tre poetiche interpretazioni in terracotta della figura umana, gentilmente prestate da suo figlio Marcello. Accanto a lui, il suo ex allievo e collega Angelo De Santis espone tre figure femminili, sobrie nel modellato ma molto espressive, di cui due in terracotta, simboleggianti la primavera e il pensiero umano e l’altra, in marmo e a bassorilievo, il volto della Madonna. Completano il gruppo Antonio Congedo con i suoi raffinati intarsi lignei, frutto di una lunga esperienza artigianale e raffiguranti i meravigliosi scorci paesaggistici del nostro centro storico, in cui splendono le facciate della Basilica di S. Caterina d’Alessandria e della Chiesa Matrice, l’orafo e incisore Giovanni Giannini con un pregevole lavoro in bronzo dorato, raffigurante le figure di Adamo ed Eva, riprese da un dipinto ad olio su tavola del 1528, eseguito dal tedesco Luca Cranach il Vecchio, e, infine, Salvatore De Pascalis con una originale terracotta, intitolata ‘Madre Natura’ in cui una donna abbraccia con affetto uno stuolo di uccelli; la seconda area, è la più vasta e multiforme e ospita in ogni sala tre opere di pittura accostate a tre di scultura. Il tema della figura umana ed in particolare quella femminile è il più rappresentato. Per Enzo Congedo impersona la protesta verso un mondo ingiusto e violento, ben espressa in tre originali lavori, tra cui uno, intitolato ‘La porta del tempo’, Pietro Codazzo la mette in simbiosi con la natura, immergendola in una lussureggiante vegetazione, Vito D’Elia invece, ispirandosi all’arte metafisica, si serve delle figure umane per trattare il tema dell’alienazione e del rapporto tra la sfera della vita privata e quella pubblica. Nella stessa area trova spazio anche il tema delle tradizioni e della cultura galatinesi, interpretato passionalmente da Gaetano Minafra nelle sue pitto-sculture, in cui riesce a fondere le immagini storiche con gli effetti materici, richiamanti le superfici scrostate dei vecchi muri delle case di una volta;
-la terza area, infine, è dedicata alle interpretazioni astratte, variamente elaborate da più autori: Giovanni Gravante con le sue sculture in legno dipinto o in plastica, che esaltano la purezza delle forme nello spazio, ottenute da materiali comuni talvolta riciclati, tra cui un raffinato e simbolico omaggio allo stile gotico; Gina Stanca con le sue composizioni astratte, realizzate a collage con adesivi di colori brillanti, frammisti ad effetti grafici, comunicanti un’immediata sensazione di gioia; Gino Congedo con un’esile e slanciata stele, denominata ‘Menhir 2000’ e altre due sculture in tuttotondo arricchite da suggestivi effetti materici, Salvatore De Pascalis con due terrecotte esaltanti la materia, ma ispirate alle problematiche ambientali ed, infine, il sottoscritto con tre quadri dedicati a viaggi immaginari nei micro e macro universi, testimonianti il suo giovanile innamoramento per l’Arte Informale.
La mostra, inaugurata il 26 giugno scorso dal Sig. Sindaco, dr. Fabio Vergine, sarà visitabile sino al 29 luglio 2023, nei giorni di giovedì e venerdì, dalle ore 19:00 alle ore 22:30, e di sabato, dalle ore 10:30 alle ore 12:30, salvo variazioni.
[“Il Galatino”, Anno LVI – n.13-14 luglio 2023]